Una bestia d'impresa

Un'altra caratteristica essenziale del nostro network è la capacità di tollerare un alto livello di concorrenzialità interna. L'idea è che il network nel suo insieme sia un micro universo all'interno del quale c'è biodiversità e dove le forme di vita più adattate si evolvono più rapidamente soppiantando forme di vita meno efficienti. Cioè, all'interno del network non ci sono posizioni di rendita o aree protette. Il che non vuol dire che si sia senza cuore.
Quote costanti del nostro giro di affari vengono investite in progetti etici e non c'è problema a pagare mille lire in più per una maglietta prodotta in Vietnam, se le mille lire servono a finanziare azioni di solidarietà locale. E abbiamo sistemi interni di aiuto reciproco nei momenti difficili. Quello che voglio dire è che la nostra filosofia organizzativa privilegia la fluidità e l'interscambiabilità: non c'è una sola società abilitata a fare qualche cosa in regime di monopolio. Chiunque creda di saper fare meglio può proporsi perché la salute del sistema nel suo complesso è prioritaria. Aiutiamo chi è in difficoltà ma senza lasciarlo in un punto del sistema dove crea solo inceppi e sprechi.
Ad esempio, ha stupito molti che negli empori Alcatraz si vendano sia i prodotti del Catalogo che quelli della Ecor. La nostra idea è che la presenza di due fornitori concorrenti aumenterà l'attenzione di entrambi e li inciterà a migliorare qualità e prezzi creando un vantaggio per i gestori dei negozi e per i clienti. Potrebbe anche succedere che uno dei due fornitori non regga la concorrenza o che se ne aggiunga un terzo. So che qualcuno leggendo queste righe si sentirà perplesso: "Se vige la concorrenza più selvaggia alla fine trionferanno i peggiori". Questo ci insegna la società capitalista.

È una questione molto delicata. Da una parte c'è il rischio di creare strutture protette che portano all'assopirsi del gusto dell'avventura e dell'impresa, dall'altro si rischia di ammazzare i prezzi per far fuori chi ci fa concorrenza. Sicuramente a noi non interessa di ricadere nell'immobilismo di certe cooperative dove il quieto vivere asfissia la fantasia e l'efficienza. Sappiamo di rischiare grosso ma in questa scommessa giochiamo tutta la partita. È possibile che esista una "società" tra eguali, dove ci sia concorrenza ma non ci sia concorrenza selvaggia? Parrebbe impossibile un simile miracolo di equilibrio...
Eppure ci sono esperienze eccezionali e millenarie. I contadini di un villaggio magari si odiavano ma facevano la pace in occasione della mietitura perché non potevano fare a meno di collaborare, se volevano essere a loro volta aiutati. E anche tra gli spietatissimi commercianti medioevali esisteva una legge ferrea che portava a onorare una lettera di credito perché non onorarla avrebbe voluto dire essere fatti fuori dal giro e quindi subire un danno maggiore di qualunque guadagno immediato.
Questo meccanismo diventa un valore totale in un network nel quale i consumatori consociati sono parte attiva e decisionale nel processo di determinazione dei parametri di qualità. Da anni abbiamo scoperto quanto diventino pignoli e determinati i consumatori una volta che hanno deciso di essere protagonisti del loro consumo. All'interno del nostro network i consumatori useranno quote della spesa collettiva per controlli autonomi della qualità dei prodotti e dei prezzi.
D'altra parte le aziende sono obbligate a certificare l'ecologia e l'etica dei loro prodotti attraverso altri organismi indipendenti. E tutti i produttori si rendono da subito disponibili alla totale trasparenza di bilanci e documentazioni di ogni tipo. Si tratta di un codice d'onore supportato da una spesa fissa che le parti investono nello sforzo di garantirsi reciprocamente la qualità.

È un punto essenziale di questo progetto: la sua capacità di esprimere garanzie totali sulla qualità etica e ecologica. All'interno di questo vincolo qualunque tipo di competizione fraterna è bene accetto. Qualunque tipo di predominio ottenuto danneggiando i consociati è spontaneamente vissuto come un tradimento intollerabile della filosofia e della missione stessa del network, perché ne compromette immediatamente e totalmente la credibilità e l'efficienza. Questo spiega perché Alcatraz lavori incessantemente per perdere il ruolo di promotore iniziale del network, per diventare un elemento qualsiasi dell'associazione. Il nostro desiderio di condividere con tutti coloro che hanno una minima affinità con noi spazi, opportunità, accessi e servizi non è solo generosità ma il frutto di un preciso calcolo strategico. Solo se forze molteplici prenderanno il sopravvento nel network superando l'attuale predominio del gruppo promotore nascerà un'entità complessa e piena di biodiversità, in grado di esprimersi come intelligenza collettiva, come fenomeno di popolo e non come azione di pochi individui con qualità di leader.

Quello che vogliamo creare non è una struttura piramidale ma un organismo acefalo. Qualunque contaminazione del sistema piramidale all'interno del nostro network provocherà il nostro diventare simili alle comuni imprese commerciali dedite solo al guadagno e ci toglierà quel quid in più che determina il nostro successo. Furono le tribù matriarcali acefale le uniche a resistere ai colonialisti. Le società primitive patriarcali e gerarchiche invece furono sconfitte in un baleno. Quindi, non solo il nostro network si dota di strumenti atti a tenere la concorrenza entro limiti amichevoli ma la rottura di questo patto di correttezza e fratellanza comporterebbe l'immediato crollo delle potenzialità commerciali del network e la perdita della qualità essenziale che ne determina la superiorità sul sistema dominante.

L'esigenza di esprimere una pratica che la distingua continuamente dalle aziende omologate al sistema è la caratteristica essenziale di questa compagine aziendale, la sua ragion d'essere, il suo marchio di garanzia e il principale strumento di penetrazione nel mercato. Non esiste possibilità di mediazione soprattutto perché, se il network fallisce la sua missione, esso viene spontaneamente abbandonato dai consumatori che ricostituiscono un altro network. Il network deve la sua forza infatti unicamente al suo riconoscimento come omologo agli interessi dei consumatori: è l'espressione naturale del loro essere coscienti e consociati. L'espressione della comprensione della crucialità delle scelte d'acquisto per il benessere immediato e futuro di ognuno di noi.

Il network, insomma, non ha nessuna pretesa di controllare o indirizzare alcunché ma è l'espressione naturale di un'esigenza economica primaria dei consumatori. Esso raccoglie i produttori e i distributori che desiderano vendere ciò che il network desidera nei modi e con la qualità desiderata. Ed è chiaro che, se il nostro network riuscirà a percorrere questa strada, milioni di consumatori lo riconosceranno come il loro network. Un incredibile mezzo per trasformare il proprio potere d'acquisto in potere (potere sociale, culturale, relazionale, umano).

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