Un'idea
meravigliosa sta prendendo piede nel mondo: basta con la guerra,
basta con le barriere tra gli Stati. Un'unica legge valida in tutto
il pianeta e interessi talmente intrecciati da rendere impossibile
nel futuro lo scoppiare di una guerra.
La
globalizzazione è una rivoluzione straordinaria resa possibile
da internet; qualche cosa per la quale i nostri nipoti ci saranno
grati. Perché, allora, c'è tanta gente che contesta
questa globalizzazione? Vogliono tornare alle divisioni nazionali,
costruire nuove barriere e dazi? No.
Abbiamo girato i siti dei "contestatori" e non abbiamo
trovato una sola parola contro la globalizzazione. Il problema è
come si sta facendo questa globalizzazione. È bellissima
l'idea della libertà di commercio. Basta con i dazi e le
dogane che gonfiano artificialmente il costo dei prodotti stranieri
per proteggere quelli nazionali. Tutti commerciano con tutti e vinca
il migliore! Alla fine questa rivoluzione andrà a favore
proprio dei consumatori garantendo qualità migliore e prezzi
inferiori. Questa è la teoria.
La
pratica è che questa libertà di commercio è
regolata da 27 mila pagine di leggi e regolamenti. I potenti del
mondo credono di aver fatto una furbata enorme che li dovrebbe arricchire
al di là dell'immaginabile. Creare un super potere mondiale
eletto non dai cittadini ma dai governi. Influenzare le scelte di
un unico governo mondiale è più facile e più
economico che aver a che fare con 150 autorità locali. E
quando la globalizzazione dei ricchi entra in azione son dolori.
Eccovi un esempio:
l'Europa decide di vietare la commercializzazione di carne agli
ormoni (quella che fa crescere i seni ai bambini e fa crollare la
percentuale di spermatozoi che produrranno da adulti) e decide che
la quantità di diossina presente in una bistecca deve essere
molto bassa. Bene, bravi. Ma questa legge penalizza la carne Usa,
dove sono convinti che gli ormoni e la diossinale galvanizzino la
virilità.
Così gli Usa fanno causa all'Unione Europea e le leggi del WTO danno
ragione loro. L'Europa si rifiuta di accettare l'imposizione ma
ogni anno deve pagare sanzioni pesantissime che colpiscono in particolare
alcuni prodotti europei.
Ad esempio, i produttori di tartufi italiani pagano parte di questa
multa di tasca loro visto che il WTO ha stabilito che i tartufi
italiani venduti in Usa debbano essere gravati da una tassa del
100%. Così si scopre che questa globalizzazione dei potenti
serve per aggirare le leggi nazionali e impedire ai cittadini di
difendere la qualità dei consumi.
È una globalizzazione del commercio completamente amorale
attraverso la quale si impongono i giocattoli per bambini in plastica
tossica e soia transgenica. E si toglie il diritto a una nazione
di impedire il commercio di palloni costruiti da bambini schiavi.
È una globalizzazione che non tiene conto della qualità.
Le banane delle multinazionali Usa, coltivate chimicamente in immensi
latifondi sud americani, costano di meno di quelle biologiche coltivate
in piccole aziende africane. Mettere sullo stesso piano i 2 prodotti
è ingiusto. La politica dei vertici del WTO è quella
di impedire qualunque forma di protezione dei prodotti di qualità.
Ad esempio non vogliono che sulle etichette ci sia l'obbligo di
dichiarare se i cibi contengono prodotti transgenici o se i palloni
sono stati fabbricati rispettando i diritti sindacali. Dicono che
è concorrenza sleale. Ma il grottesco si raggiunge quando
si pretende il diritto di poter brevettare piante e batteri trasformando
una ricchezza del pianeta in un bene privato. Ma per fortuna il
dirlo è un e farlo è un altro. Ma questo progetto
infame ha già incassato i primi smacchi.
Il Sud Africa si è preso il diritto di autorizzare la produzione
locale indipendente delle medicine essenziali rifiutandosi di rispettare
i brevetti. Le case farmaceutiche hanno intentato causa ma la reazione
dell'opinione pubblica internazionale è stata talmente forte
che alcune multinazionali hanno deciso di liberalizzare l'uso dei
loro brevetti nel terzo mondo e quando il tribunale sud africano
ha dato ragione al governo il fronte farmaceutico ha abbandonato
la battaglia.
Ma
lottare solo contro i singoli provvedimenti del WTO è perdente.
Dobbiamo opporre la nostra globalizzazione alla loro. Se il governo
del WTO è in mano agli uomini delle multinazionali è
su queste che dobbiamo agire usando la leva del consumo: l'immenso
potere dei nostri acquisti. Non vi piacciono le scelte di Bush sull'ecologia?
Non fate più benzina ai distributori della Esso. La Esso
è della statunitense Exxon. Sono loro i petrolieri che lo
hanno sostenuto Bush finanziando la sua campagna elettorale. Possiamo
sfilare in milioni contro le scelte di questo ubriacone e lui non
se ne accorge neanche. Ma se la Esso gli dice una parolina... I
protagonisti di questo grande complotto contro i popoli del mondo
sono qui, davanti a noi, ogni giorno e noi abbiamo un modo molto
semplice per dire loro che non ci piace quello che fanno. Non comprare
i loro prodotti!!! (In appendice a questa pagina trovi un sintetico
percorso in rete per approfondire questo tema.)
Globalizzazione e boicottaggio
Percorso
in rete
Per
un approfondimento sulla globalizzazione vedi il meraviglioso servizio
di Report. Trovi la trascrizione su www.retelilliput.org
c'è un elenco di documenti. Il più esaustivo è
intitolato appunto "Report htm".
Sullo scontro tra Sud Africa e multinazionali farmaceutiche vedi
www.altreconomia.it
Sul boicottaggio degli acquisti disgraziatamente non si è
ancora arrivati a un manifesto unitario. Qualche informazione la
si puņ trovare su
www.citinv.it
www.geocities.com
www.retelilliput.org
www.carta.org
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