Il racconto

QUI TROVI LA RISPOSTA.
QUAL È LA DOMANDA?

Racconto giallo interattivo multimediale galattico
sul senso della vita
(Modestamente)

(Continua da pag. 2)

Uscirono a cena. Lei lo portò in uno strano ristorante biologico arredato con assi
di legno grezzo e stampe coloratissime su cotone organico.
Servivano frittelle di ogni tipo di cereali e verdure con una decina di salse che
andavano dall'agrodolce, al piccante, allo speziato, al cremoso, all'acidulo.
Insalate con spezie, sementerie e formaggi. E pane morbido non lievitato e
focacce croccanti. Il tutto condito con un olio d'oliva che sapeva di piccante e di
fruttato come appena spremuto.
Sentiva magnificamente tutti i sapori con una potenza formidabile. Nella luce
delle candele vedeva il viso di lei e la sua bocca cibarsi di quelle raffinatezze
con voluttuosa ingordigia. La lingua lambiva a tratti le labbra rese turgide e rosse
dal piacere e dal movimento richiesto da quell'appagante compito nutrizionale.
Iniziarono a raccontarsi tutti i viaggi che non erano riusciti a fare perché
travolti da scioperi, scarlattina, ingessature improvvise di nonne, fughe con
giovani droghieri medio orientali.
Poi lei lo invitò a bere un the a casa sua. Michele stava lì emozionato seduto sopra un divano costruito con una catasta di enormi cuscini. Lei, in cucina, stava mettendo la teiera sul fuoco.
Lei disse: "Non credere che inviti a casa mia tutti i ragazzi che incontro."
Solo allora lui si ricordò che aveva già sentito quella voce. Era la ragazza del telefono.
La stessa voce! Si alzò di scatto.
"Che c'è?" Sussultò lei entrando.
"Tu eri la ragazza al telefono?!? Cosa sta succedendo? Cosa volete farmi?"
Lei aveva la faccia di una che vorrebbe essere impenetrabile ma non ci riesce.
"Non c'è nessuno, nessuno che ti voglia fare niente di male."
"Dimmi la verità" implorò lui. "Cosa sta succedendo?"
Lei ci pensò su un attimo portando lo sguardo sul pavimento. Sembrava avesse difficoltà a pensare a causa di un dissidio profondo.
"Ti è stato fatto qualche cosa di male? Hai subito qualche danno?"
"No ma io voglio sapere cosa sta succedendo."
"Non puoi semplicemente accettare un consiglio anonimo? Un aiuto, qualche cosa che ti viene dato in regalo? Devi per forza trovare un movente negativo. Hai veramente incontrato in vita tua qualcuno che ti ha regalato qualche cosa con lo scopo di farti del male? È realmente possibile fare male lanciando fiori? Oppure non è possibile fare male lanciando fiori? Perché devi vedere il male dappertutto?
Non dovrei dirti niente. Ma una cosa mi sento di dirtela. Tutto l'esito della storia dipende da un solo fatto: sei capace di prendere un regalo senza fare domande?"
"Perché io?"
Lanzacurte era veramente stupito! Lei stava ammettendo di fare parte di quel complotto. L'ammissione implicita di lei l'aveva preso in contropiede. "Perché io?" Ripeté con forza.
"Perché sei il prescelto. Non so altro. Non so come, non so perché e non mi interessa.
Lo considero un gioco. Nessuno si fa male e molti si fanno un gran bene. Se ti racconto il finale non ti diverti. E non posso raccontarti il finale perché neanch'io lo conosco".
"Cos'è, un gioco di società?"
"No, è una missione mistica per il bene dell'umanità. Tu hai avuto la fortuna di essere
prescelto per sperimentare un percorso di conoscenza che, se vuoi, solo se tu lo vuoi
con tutte le tue forze, potrà farti vedere qualche cosa che pochissimi riescono a vedere. È un regalo immenso questo!"
"Cioè, secondo te, io dovrei fidarmi di persone che non so chi sono e non so cosa vogliono fare?" E intanto pensava: "Assurdo! Questa è pazza!"
"Sì. Il mondo è pieno di persone che tu non conosci e che influiscono in mille modi sulla tua vita... Industriali, banchieri, politici e pubblicitari..."
"Ma qui si tratta di me. Qualcuno cerca di influenzare proprio la mia vita, in particolare
attraverso questo giochino".
"Ma questo ti succede ogni giorno, tutti cercano di influenzare la tua vita ogni giorno
e tu non fai nulla per impedirlo. Tutto il gioco sta proprio in questo. Renditi conto che puoi prendere in mano la tua vita.
Quello che sta succedendo è solo una parabola innocua, una messa in scena per farti capire qualche cosa. In fondo è lo stesso che la vita. La vita è una grande
parabola per farti capire qualche cosa. Hai un certo numero di anni per trovare la risposta.
Disgraziatamente non sai la domanda. Renditi conto, Michele, tutta questa paranoia delle aggressioni, delle minacce, dei pericoli non ha senso. Quasi tutti muoiono nel loro letto senza aver subito un'aggressione in tutta la loro esistenza.
Se guardi quando attraversi la strada, non frequenti boss mafiosi e vai sereno è molto
difficile che le forze del male si coalizzino contro di te. Miracoli, prodigi, stragi e
occulti complotti non sono all'ordine del giorno. Eppure i film non parlano d'altro. Accendi la tivù e tutti si ammazzano.
Ma non è vero. È la politica del terrore. Il complotto delle cattive notizie. Lo fanno per tenerti nella paura. I re una volta, per restare al potere, raccontavano di essere stati scelti da Dio. Ora ti tengono sotto dicendoti che il mondo è orribile e loro sono
il male minore. È la paura che ti tiene schiavo. La paura delle cattiverie del mondo. Ma il mondo non è cattivo, Michele.. solo alcune persone sono cattive. La stragrande maggioranza degli esseri umani è buona. Sanno che essere malvagi non conviene.
È da imbecilli. Essere cattivi non è mai conveniente. I cattivi sono stupidi. E sono anche pochi. Vuoi prendere tutto il bene che ti viene, semplicemente, senza stare a menartela con i misteri?"
Lui la guardava. Quel fiume di parole lo aveva placato e aveva iniziato a pensare realmente che il mondo fosse un luogo incantevole dove le persone, anche quelle che non conosci dedicano fatiche e denaro a farti vivere avventure meravigliose con ragazze che hanno carboni d'inferno negli occhi e un riflesso assassino sulle labbra rosse. La sua mente razionale urlava di terrore ma lui aveva già capito che avrebbe ceduto alle sue lusinghe.
"Cosa hai messo nella tisana?" chiese lui.
"Droghe provenienti da un'altra galassia. E gli allucinogeni più antichi di questa."
"Mi sembrava..." Soppesò lui sorridendo. Lei gli si avvicinò e si mise in ginocchio davanti a lui. Le mani di lei iniziarono a toccare timidamente i bottoni della camicia di lui. Lei si guardava le mani. Poi alzò il viso. E gli disse, guardandolo negli occhi: "Vuoi il mio regalo?"
"Sì." Disse lui. Il cuore gli sbalzava in petto. Avrebbe detto sì a qualunque cosa.
Al diavolo la fottuta merda della paranoia. Al diavolo i complotti. Che si complottassero le palle. Se l'esca per catturarlo era costituita da un corpo così sostanzioso e caldo e da quel suo respiro sicuramente fresco e profumato di grotte, allora, cazzo, accettava di abboccare. Ed è giusto. Il pesce abbocca all'amo che è ben fatto. Dio ha voluto così. Come posso fare io a resistere all'esca più perfetta? Sono come il pesce, spogliato da ogni responsabilità. Soccombo felice di soccombere.
Se Dio ha voluto mettermi alla prova ha fatto una stronzata. E Dio non può fare stronzate. Quindi ne discende che visto che lei è così assolutamente quello che io desidero, allora, non c'è dubbio che Dio l'abbia benignamente mandata, come un dono a me affinché io capisca attraverso una meravigliosa esperienza di piacere, qualche utile segreto sul mondo che mi permetterà di portare il mio contributo alla realizzazione della Grande Opera alla quale Iddio si dedica da tempo immemorabile...
Mentre lui, rapidamente, cercava una ragione per cedere al suo fascino, lei aveva appoggiato le sue mani sotto la camicia aperta.
Si era seduta cavalcioni sulle sue ginocchia e le sue labbra, turgido delirio, si stavano ora avvicinando a quelle di Michele. Giusto in quel momento lui aveva appena deciso che voleva quel bacio anche se avesse dovuto pagarlo con la vita.
Quando le labbra si toccarono lui sentì il sangue saltargli alla testa. Poi ci furono istanti di rosea eternità.
La sua bocca...
La sua bocca sapeva di spezie provenienti da altri universi. Creati da Déi che non sbagliano mai e fanno soltanto donne con seni perfetti. Poi ci fu solo un dolcissimo calore in bocca.
Lei gli chiese di spogliarsi. Lui lo fece mentre anche lei si toglieva i vestiti con movimenti fluidi, naturali e lenti. La stanza era poco illuminata. Mentre che lei si scopriva la sua pelle conquistava gli occhi di Michele che seguiva con un'attenzione spasmodica lo spostarsi della linea gotica del delirio mano a mano che i tessuti arretravano mettendo a nudo la luminosità esaltante del suo corpo. Il tempo di questo evento scorreva con l'inesorabile lentezza di un ghiacciaio che si scioglie.
La temperatura corporea di Michele saliva vertiginosamente via via che la freschezza
dell'aria sfiorava la pelle di Anita.
Quando furono entrambi nudi lui si avvicinò a lei e i loro corpi impattarono morbidamente in uno sfavillio percettivo. Poi lui la baciò. E la sua mano si posò sul seno di lei. E le parole smisero di avere un senso.
Poi lei lo guidò in un'altra stanza dove c'era un lettino molto stretto posto a circa 30 centimetri da terra. Non era più largo di due spanne. Lei gli chiese di sdraiarsi sulla pancia. Lui lo fece. Chiuse gli occhi e aspettò.
Era totalmente felice. Poi lei iniziò a massaggiargli la schiena con un olio profumato che riuscì a inebriarlo. Era un profumo dolce: arancio, mandarino, limone, mela, cannella, sciroppo d'acero, vaniglia, rosa. E quattro parti di cielo.
Dopo che lo ebbe massaggiato dalla testa ai piedi si sedette sulla sua schiena, con la pelle nuda che aderiva a lui. Michele iniziò a percepire il calore della sua vulva socchiusa che si strofinava contro la sua spina dorsale, percorrendola scivolando sulla pelle intrisa di olio. Un brivido prese il corpo di lui e si trasmise a quello di lei. Poi lei appoggiò
il fiore della sua natura sull'osso sacro di lui e iniziò a premerlo e dondolarsi e basculare lievemente provocando il perdurare di un brivido che lo portò a un millimetro dall'orgasmo.
Sentiva il peso di lei sul suo corpo con tutta la sua piacevole potenza di compressione... poi lei gli chiese di girarsi.
Prese tra le mani il suo membro e, stando a cavalcioni lo prese dentro di sé. Facendolo entrare lentamente. Molto lentamente. No. Più lentamente ancora.
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Lei restò immobile, accarezzandogli il petto e la pancia. Lui sentiva il movimento del respiro di lei riperquotersi sulle pareti del suo sesso OOHW.

Restò così immobile per mezz'ora mentre il sesso di lui a volte era eretto, a volte perdeva consistenza. Poi, dopo 30 minuti, iniziò a muoversi dentro. Lui sentiva che lei stringeva, lo accarezzava, lo succhiava internamente. Nessuna donna gli aveva mai fatto una cosa simile.
Lei iniziò a basculare e strofinarsi contro il pube di lui tenendolo sempre interamente dentro di sé. Niente su e giù. Succedeva tutto dentro.
Poi lentamente si alzò e si abbassò. Poi ancora mentre il suo viso comunicava in modo incontrovertibile che lei stava venendo. Aveva una meravigliosa espressione angelica. Un angelo molto sessuato. Il sesso di lei lo stringeva violentemente in spasmi che lo spingevano a tratti quasi fuori.
Poi sentì il liquido orgasmico di lei schizzare sul suo pube. Mentre lei si riversava su di
lui abbracciandolo. Anche lui ora stava venendo grazie a un movimento lento e baciante che lei faceva là sotto, nel cuore del paradiso. Lui ebbe un lunghissimo orgasmo.
Forse durò minuti.
E decise che il mondo era un posto veramente meraviglioso dove le cose più incredibili possono accadere ogni giorno.
Restarono così abbracciati. Poi si addormentarono. Poi si svegliarono. Passarono a dormire abbracciati in un letto più grande, in un'altra stanza.
Il mattino dopo lui si alzò presto, senza svegliarla. Le lasciò un biglietto. C'era scritto:
"Se sono la vittima di un complotto si tratta proprio di un bel complotto. Telefonami". Seguiva il numero del suo cellulare.
Era ottimista. Aveva un appuntamento con il direttore di una collana di libri per ragazzi.
Era energetico e rilassato. Ottenne l'incarico di realizzare 64 tavole a fumetti per "La Vera Storia della Principessa Swigh", un fantasy per adolescenti romantici di tutte le età. Lavoro assicurato per un anno. Era felice. Un lavoro c'era, un amore c'era. Un amore c'era.
Un amore c'era.................................................
Lei gli telefonò alle 10 di sera. "Amore" disse lui. Lei aveva una voce tentennante tipo
"non so come dirtelo".
Disse: "Michele, segnati questo numero di telefono...". Aveva una penna vicino al telefono. Lei glielo dettò. Era un cellulare. Poi disse: "Io credo che potrei innamorarmi di te. E questo non va bene. Bisogna prima che noi si abbia un rapporto paritario e questo succederà dopo che questo gioco sarà finito e sarà passato un po' di tempo. Io accenderò questo cellulare fra 12 mesi. Se allora vorrai ancora vedermi telefonami. Non mi cercare prima, ne verrebbe fuori una storia falsata. Richiamami. Forse il destino è che bisogna aspettare ancora un po'... La sai la storia della rivoluzione zapatista..."
Lui era senza parole.
"Sai, era tutto pronto per la rivoluzione" continuò lei "Ma qualcuno arrivò in ritardo e allora decisero che avrebbero rimandato l'insurrezione di un anno perché volevano che tutto fosse perfetto. Per noi due è la stessa cosa. Adesso non è il momento. Io con te voglio una grande storia. Poi non è detto che sia così....Magari tra un anno non ti penso più. Non lo so. Spero che tu riesca a capirmi. Mi è molto difficile fare quello che sto facendo. Forse puoi credere se ti dico che è la cosa migliore che io possa fare. E spero che fra un anno tu mi avrai capita. Adesso è impossibile senza rovinarti tutto".
"Ma cosa vuoi rovinare più di così!" Sbottò lui con una disperazione attonita nella voce.
"Mi vuoi lasciare. Non mi vuoi più vedere per un anno!!! Cazzo ma è una condanna a morte. Sono pazzo di te!!!!"
"Mi dispiace se ti ho ferito" disse lei. "Arrivederci". E attaccò.
E lui non la rivide più.

Andò a cercarla nella casa dove avevano fatto l'amore ma trovò una sua amica.
"Questa è casa mia, l'ho prestata ieri ad Anita... No, non so dove sia andata... No, forse è partita per l'America. Non credo che abbia una casa da qualche parte... Anita è così, gira il mondo... Giovanotto, le giuro, non so come aiutarla, non so dove sia... Mi ha detto che mi avrebbe mandato un indirizzo e-mail ma Anita è così...."
Si era anche licenziata dalla palestra nella quale lavorava peraltro solo da una settimana. No, non sapevano dove fosse. Aveva lasciato un indirizzo, un fermoposta.
Michele le scrisse. La lettera tornò indietro: "Indirizzo sconosciuto."
Arrivò dopo una settimana l'ennesimo bigliettino in e-mail che diceva: "Dedicati con passione e ascolto al cuore di quel che vuoi fare e inizia la tua realizzazione. Tutti gli altri ostacoli si supereranno di conseguenza".
E fu l'ultimo messaggio che ricevette.

Passarono le settimane. Passarono i mesi. Il lavoro di Michele proseguiva bene, il suo modo di disegnare era maturato e l'editore era entusiasta. Frequentava la palestra di Chang con regolarità; lì si era fatto nuovi amici con i quali scambiava cene e massaggi e con un paio di ragazze era passato dai massaggi di tipo "A" a quelli di tipo "B".
Aveva avuto una storia anche durante le vacanze estive con una ragazza, in un centro Zen in campagna, durante un corso di suoni armonici tibetani. Passarono 10 mesi e la sua vita andava piuttosto bene e si sentiva di certo più sensibile a se stesso e al mondo di quando tutto era iniziato. Non aveva più ricevuto altri messaggi.

Poi una una notte si trovò improvvisamente completamente sveglio, nel suo letto, con gli occhi sbarrati nel buio. Sveglio come se qualche cosa lo avesse destato bruscamente, qualche cosa che lo aveva tirato fuori dal sonno violentemente e che era scomparsa prima che la sua mente razionale, appena sveglia, potesse scorgerla.
Aveva la sensazione di aver smarrito un evento appena accaduto. Nel dormiveglia, restò a guardare i pensieri che scaturivano da soli dal buio. Vedeva la sua vita, tutta la sua vita, ammonticchiata in un angolo in una stanza con le pareti bianche. La sua vita sembrava un disordinato cumulo di oggetti dimenticati, simboli di quello che lui aveva vissuto, usato o cercato.
Era come se qualcuno avesse preso tutti gli arredi di quella stanza e ne avesse fatto una catasta caotica. Perché non riusciva a vivere in modo decente? Si sentiva vittima di tutto. Incompreso, frustrato, deriso dal caso e dalla fortuna.
Aveva fatto tanto per vivere in modo appena decente, per capire quel minimo che fosse indispensabile all'esistenza. Ma il mondo restava un incomprensibile groviglio di orrori. E la sua vita uno stressante casino. Perché?
Ecco cosa lo aveva svegliato. La sua mente inconscia aveva approfittato del suo sonno per terminare l'elaborazione di un'immagine complessiva della sua vita. E lo aveva svegliato per fargliela vedere. Alla mente inconscia non importava che fosse un'immagine di merda.
Michele Lanzacurte guardò a lungo quell'immagine e intuì che ora che la conosceva avrebbe potuto rivoltare la propria vita.
Non sapeva ancora come ma sapeva che avrebbe potuto farlo. Voleva creare, voleva inventare. Voleva trovare il gusto di stupirsi reagendo in maniera imprevedibile alle situazioni. Sentiva di odiare gli automatismi meccanici del suo carattere. I preconcetti, le modalità comportamentali prestabilite.
Voleva mettere dell'arte vera nella storia della sua vita e farla arrivare nella storia che
stava disegnando. Inventare il modo di nascondere nei suoi disegni un tale stupore per l'imprevedibilità della vita da trasportare i lettori in un luogo dal quale la si vedesse tutta e se ne restasse ammaliati. Ma lui aveva veramente abbastanza passione per la vita da comunicarne agli altri? Veramente voleva affrontare i contrattempi della vita non come ostacoli ma come gentili richiami dell'universo al piacere di cambiare costantemente punto di vista e modo di reagire?
Il valore dell'universo, la sua qualità, la qualità che esige dagli umani, è il continuo
cambiamento di direzione, la continua modificazione di tutto?
La sofferenza umana nasce dalla difficoltà ad adattarsi al continuo mutamento? Il mutamento è ciò di cui l'universo si nutre? Mutare è la tassa cosmica che l'universo ci chiede di pagare? Trovare il gusto, appassionarsi a questo mutamento è la chiave per godere l'esistenza?
Ascoltare.
Riusciva ad ascoltare veramente? Oppure non ascoltava perché odiava il suono del mutamento che pervade tutto?

Quel giorno andò in libreria a cercare qualche cosa da leggere. C'era molta luce, molti
colori sulle copertine dei libri, i compratori si aggiravano tra i banchi con lo spirito dei cacciatori.
Michele faceva scorrere lo sguardo sulle copertine fermandosi a leggere i titoli dei libri che più lo attiravano. Vide un libro che si intitolava: "Il manuale del moderno Messia".
Fece per prenderlo per dargli un'occhiata ma la sua mano si scontrò con quella
di un altro cliente: "Mi scusi!" disse Michele all'uomo massiccio e ben vestito che gli stava davanti: "Scusi lei" disse quello con una voce profonda e gradevole. Michele prese una copia del testo dalla pila e l'uomo ne prese un'altra. Si mise a leggere. Il sottotitolo diceva "Cosa fare quando ti sei illuminato". Sulla retro copertina c'era un breve testo: "Tu sei il predestinato! L'umanità è nel pieno di un salto evolutivo. I computer e internet stanno cambiando la mente degli esseri umani. E questo fatto, ogni anno, provoca l'illuminazione di centinaia di migliaia di persone. Illuminarsi è bellissimo ma è una fase della vita per la quale non siamo stati preparati. Questo libro ti spiega come muovere i primi passi dopo che hai scoperto che tu sei Dio".
Michele Lanzacurte decise di comprarlo. E arrivato alla cassa si trovò dietro all'uomo con il quale si era scontrato poco prima. Anche lui stava acquistando "Il manuale del moderno Messia."
Michele non riuscì a controllare la curiosità e gli disse:"Mi scusi se mi faccio i fatti suoi, posso chiederle come mai lei compra questo libro?" E mentre lo faceva si accorse che aveva fatto qualche cosa che non avrebbe mai fatto prima. Parlare a un sconosciuto in
maniera così diretta nei primi anni del terzo millennio era un sinonimo di cattiva educazione.
Ma i sommovimenti della sua vita lo avevano portato a pensare di avere il diritto di rompere le regole. Era l'unico modo di uscire da quella trappola. Qualcuno si aspettava che lui si muovesse secondo schemi prevedibili.
Lui aveva deciso di rompere con la propria prevedibilità. Fino a un istante prima non sapeva di questa decisione ma ora l'idea gli appariva nitida nella mente e con la sua luminosità metteva in ombra tutte le altre considerazioni.
L'uomo sorrise: "Sinceramente non so, forse mi ha incuriosito il titolo... In realtà non so. Mi sono successe cose un po' strane ultimamente..." La risposta incuriosì ulteriormente Michele, anche a lui erano successe cose molto strane.
"Posso chiederle cosa le è successo?"
L'uomo parve perplesso... Michele cercò di spiegare la sua intrusione: "Anche a me sono
successe cose stranissime e la sua risposta mi ha incuriosito."
"Non credo che lei crederebbe se le raccontassi la mia storia". Disse lui.
"Se è per questo neanche lei potrebbe credere alla mia storia... Mi sono permesso di parlarle proprio perché sono in mezzo a un mucchio di casualità ed eventi inspiegabili e le coincidenze, come quella di cercare di prendere un libro nello stesso istante, mi sconvolgono un po'... Avrei bisogno di conoscere meglio i fatti che mi succedono per capirli".
Si stava comportando in un modo che lui stesso non avrebbe mai pensato... E sentiva l'ebbrezza del cambiare modo di essere. Anche una cosa insignificante come parlare a un estraneo poteva diventare appassionante se si scorgeva il versante del cambiamento. Se diventava una cosa diversa da quanto si era fatto fino a quel momento.
L'uomo soppesò per un istante la richiesta di Michele. Poi acconsentì: "Va bene, andiamo a sederci in un bar e beviamoci qualche cosa... Io mi chiamo Ernesto Funari..."
"Michele Lanzacurte" disse tendendogli la mano. Pagarono e uscirono. "Io sono un disegnatore di storie Fantasy" disse Michele.
"Beh, io lavoro in tutt'altro settore..." Funari lasciò in sospeso la frase. Michele insistette: "Quale?"
"Sono un chirurgo plastico".
Michele lo immaginò a palpeggiare seni di donne con la scusa di verificare la buona riuscita della sua opera. Diventare chirurgo plastico è un ottimo modo di superare l'invidia del seno.
"Allora mi racconti prima lei cosa le è successo. Ne ho il diritto visto che ha iniziato lei la conversazione" propose Ernesto Funari.
"Va bene... Dunque non so come iniziare... Alcuni mesi fa mi è arrivata una lettera che mi annunciava l'uscita di un numero del Lotto..." Michele si interruppe. L'altro si era fermato in mezzo al marciapiede e lo guardava, pallido, con gli occhi sbarrati.
Michele vacillò. Senza aver bisogno di parlare si accorse di aver colto in quello sguardo spaventato tutto il senso di quello che era successo. Era qualche cosa di diverso dalla telepatia, aveva sentito nell'altro la traccia di una storia emozionale spaventosamente simile alla sua. Michele chiese: "Anche a te sono arrivate le mail?" Ma ormai non era una domanda era una constatazione.
"Sì" ammise l'altro.
"Incredibile!"
"E anche i tuoi numeri sono usciti?" chiese Funari.
"Sì". Rispose Michele. "Incredibile!!!" Pensarono entrambi.
Entrarono in un bar, si sedettero a un tavolino in disparte e restarono in silenzio sconvolti dalla rivelazione.
Poi Funari chiese:"Ma tu credi alla storia del predestinato?" "Non so, non riesco a capire niente... È tutto assurdo."
Passarono due ore in quel bar, bevendo birra nera e raccontandosi tutto quanto era successo loro. Iniziò Funari a raccontare... Aveva ricevuto la prima mail lo stesso giorno di Michele. Diceva di giocare il 6 su Milano. Anche le altre mail erano uguali a quelle ricevute da Lanzacurte. Nella seconda mail però Funari aveva ricevuto l'indicazione di giocare il 32 su Roma. Michele iniziò a sentire un brontolio sordo e doloroso all'imboccatura dello stomaco.
Già sospettava che anche l'uomo davanti a lui avesse incontrato Anita e avesse fatto l'amore con lei. La gelosia lo brancava come un cane feroce. Solo l'idea lo faceva schiumare dalla rabbia. E mentre Ernesto raccontava non riusciva a trovare
il modo di stare fermo sulla sedia. Ma Ernesto non aveva ricevuto la mail che diceva: "Tu sei il prescelto. Da questo momento avrai un enorme fortuna se ascolterai te stesso. Il potere si rivelerà dentro di te. Sei pronto?".
Non aveva neanche visto la pubblicità sul giornale che chiedeva: "Sei pronto?" E così non era mai arrivato alla palestra del Maestro Chang. E non aveva mai conosciuto Anita e non aveva mai fatto l'amore con lei.
Michele lasciò andare l'aria che aveva bloccato nei polmoni e quel pungolo allo stomaco si sciolse in un istante. A Ernesto Funari era invece arrivata una mail che diceva grossomodo: "C'è una grande festa: tu sei l'ospite d'onore, tu sei il prescelto!" Poi era arrivata un'enorme pianta di azalee con un biglietto: "Questa sera, presso il centro Prana Yoga ci sarà una grande festa in tuo onore".
Si era precipitato all'indirizzo in calce al biglietto. Il centro Prana Yoga aveva l'ingresso nel cortile di una palazzina di Porta Vicentina. Chiese informazioni al portiere che gli indicò la strada e sobbalzò quando, trovandosi davanti all'entrata del centro vide uno striscione lungo 5 metri, con la scritta: "Benvenuto Ernesto Funari!!!"
Aveva creduto di essere vicino alla soluzione dell'enigma ma una volta entrato aveva trovato solo un centro culturale animato da Paolo Perrocchetti, un vecchio bergamasco magro e munito di orecchie enormi, maestro di yoga, e da un gruppo di signore dedite alla respirazione pranica e alla dieta vegetariana. Nessuno che avesse l'aria di aver ordito in vita sua neppure il più innocente dei complotti. Nessuno sapeva niente del biglietto e della pianta di azalee. C'era una festa programmata per quella sera nella palestra del centro culturale. L'aveva ordinata una voce femminile per telefono. Aveva pagato tutte le spese e chiesto che venisse appeso all'ingresso uno striscione che era arrivato per posta celere insieme a un assegno di 3 milioni. Non sapevano altro. Comunque erano contenti che lui fosse lì e speravano che si divertisse alla festa in suo onore. Quando Ernesto aveva raccontato a Perrocchetti tutta la storia delle mail, delle vincite al Lotto e della pianta di azalee lui lo aveva guardato sorridendo e aveva chiesto:"Ha vinto al Lotto?"
"La prima volta non ho giocato. La seconda ho scommesso 1 milione e ne ho vinti 11".
"Beh, allora è una buona cosa. Se fossi in lei non mi preoccuperei tanto. Succedono tanti fatti inspiegabili. Non è necessario spiegarceli per vivere bene. In fondo da tutto questo non le è arrivato niente di male. Se ho ben capito si sono limitati a farle dei regali insoliti e qualche predica spirituale via posta elettronica. Si goda la festa in suo onore e magari proprio stasera scoprirà chi le ha fatto questo scherzo e perché, e alla fine ne riderà di gusto. Spesso ci preoccupiamo per questioni senza valore..."
Anche se non era convinto Ernesto aveva partecipato alla festa. Sperava di scoprire qualcosa. Ci fu un pieno di signore grassottelle, di impiegate di agenzie turistiche sciupate dallo stress e di giovani anoressiche, pochi gli uomini, per lo più brizzolati. Aveva mangiato frittelle al sesamo e alle carote e riso al curry con yogurt, ananas,
banane e uvetta. Praticamente tutti avevano voluto conoscerlo, fargli i complimenti per la festa e stringergli la mano.
Nessuno dei presenti era credibile come membro di un complotto del male. Era solo gente che cercava un po' di tranquillità negli sballottamenti selvaggi di una città-giungla.

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