Sire,
questa non è una rivoluzione,
è una razionalizzazione!
La
nostra lotta, oggi, consiste nell'andare a vivere in campagna tutti
assieme, oppure costruire "zone franche" in città,
fare lavori creativi e appassionanti godendoci il lavorare insieme,
respirare aria pulita, fare più sesso, dedicare più
tempo ai massaggi e al gioco, ridere molto, essere ottimisti, consociare
i consumi per avere i prodotti migliori ai prezzi più bassi
e, contemporaneamente, togliere il nostro appoggio al sistema del
dolore e dello sfruttamento, divertirci con le nostre produzioni
culturali e i nostri eventi, studiare nelle nostre scuole, sviluppare
la nostra personalità, le nostre potenzialità, la
nostra intelligenza inconscia, le nostre percezioni.
In tutto il mondo milioni di persone che neanche
si conoscono stanno facendo queste stesse scelte. Oggi è
tecnicamente possibile vivere facendo a meno di consumare i prodotti
del sistema del dolore. Quello che facciamo, in pratica, è
costruire posti dove vivere, imprese individuali e di piccoli gruppi
che si connettono in tutto, gruppi di animazione esistenziale (come
il Partito dei Claun), gruppi di interesse, gruppi d'azione (volontariato,
ecologisti, pacifisti, diritti umani).
Cambiare
il mondo? FATTO!
L'aspetto meraviglioso di questo processo è
che non si tratta di iniziare a fare qualche cosa. Non scaturisce
da un ragionamento. Si tratta solo di vedere quello che sta succedendo
da sé e decidere che ti piace e che vuoi partecipare. "È
successo". Questo è il fulcro di quel che sta succedendo.
È la risultante delle decisioni individuali di milioni di
persone che dagli anni '60 in poi hanno fatto certe scelte. Non
l'ha deciso nessuno di trasferirsi a milioni a vivere fuori dalla
città. E se qualcuno lo ha teorizzato questo non ha di certo
influenzato le scelte individuali. Sostanzialmente sarebbe successo
comunque. I
fenomeni epocali emergono da sé. Sono la risposta di massa
ai problemi dei singoli.
Cambiare
modo di pensare
per realizzare il nuovo
(elementi
strategici essenziali)
Il nostro scopo tattico perciò non è
quello di diventare un'organizzazione ma di essere parte del movimento
reale. Questo comporta l'aderire intimamente a 3 scelte di fondo,
non solo morali ma pratiche.
1) Organizzarsi
non vuol dire centralizzarsi ma connettere tasselli indipendenti
che vanno a formare un puzzle. Si tratta di condividere le risorse,
collettivizzare i costi, sfruttare l'insieme delle risorse, consorziare,
mettere in sinergia. In pratica il nostro Catalogo
delle Merci Dolci non è nostro. È uno
strumento nel quale chiunque può mettere i suoi prodotti
e venderli per i fatti suoi come preferisce.
È la logica vincente su internet. Se vendi olio ti conviene
fare un sito dove ci sono tutti quelli che vendono olio. Così
ti esponi alla concorrenza ma vendi comunque di più che se
avessi un sito solo tuo. La libera concorrenza fa vendere di più
tutti quelli che producono merci di qualità e danneggia i
furfanti.
Il
capitalismo è il sistema della libera concorrenza solo a
parole. In pratica è un sistema monopolistico nel quale i
più potenti prendono tutto praticando ogni sorta di trucco.
Tutti possono avere accesso al mercato ma solo a parole. In pratica
vince sempre il più forte. In Italia, ad esempio, la Fiat
è riuscita a strangolare e inglobare tutti gli altri produttori
di auto. In Usa le grandi case discografiche e la Microsoft sono
state inquisite per pratiche monopolistiche. In Italia è
toccato alla Coca Cola quando strangolò la cola San Pellegrino
e la Virgin Cola. Per non parlare della guerra delle banane che
scatenò la crisi somala o le guerre petrolifere, fatte coi
missili intelligenti, per difendere il dominio delle 7 Sorelle.
Oppure dello spionaggio Usa che lavora ormai quasi soltanto per
spiare le industrie straniere e fregare brevetti e appalti.
Noi
vogliamo il superamento del capitalismo monopolistico. Questo cambiamento
epocale potrà avvenire solo attraverso un movimento che abbia
il culto della libera concorrenza e della condivisione delle risorse.
Un movimento che non esprima al suo interno questa valenza non sarà
in grado di creare niente di buono. Non si tratta di creare una
nuova società ma di essere da subito una nuova società
molto piccola che via via si espanderà.
Non importa se siamo pochi. Importa che si riesca a praticare, in
modo perfetto, la novità di una qualità eccellente.
Se riesci a far assaggiare un livello ancora sconosciuto di qualità
questo fatto diventa un evento. La gente che l'ha assaggiata crede
immediatamente che si tratta di qualche cosa di veramente diverso
e positivo e ne è spontaneamente entusiasta.
Questa è la più magica delle qualità umane.
Adoriamo il meglio e quando lo sperimentiamo non passiamo resistere
alla tentazione di correre da tutti i nostri amici e dire: "Ho
assaggiato qualche cosa di veramente paradisiaco, devi assaggiarlo
anche tu!!!"
Questa è la grande arma dei rivoluzionari. Nei liberi comuni
si viveva mille volte meglio che in un feudo. E quando la voce si
spande non ti servono volantini, comizi, campagne di sensibilizzazione.
Il Rock & Roll, le minigonne, la liberazione sessuale, il cibo biologico
e i massaggi in acqua calda si sono diffusi a macchia d'olio perché
sono meglio.
Se invece non riesci a far assaggiare la qualità nuova è
inutile che ti agiti. Non ti crederà nessuno.
2)
La forza della specie umana è stata la propensione al meticciato.
A differenza degli altri animali abbiamo da sempre avuto la capacità
di rimischiare il nostro seme biologico e culturale in un continuo
fondersi di differenze. La bio diversità è lo scopo
della nostra azione: il rispetto per le minoranze di qualunque tipo
esse siano. La bio diversità è il fulcro della nostra
tattica. Non chiediamo a nessuno di fare quello che facciamo noi,
di adottare il nostro punto di vista particolare, di aderire alle
nostre dichiarazioni di intenti, di imitarci. Chiediamo proprio
il contrario: non fare quello che facciamo, trovare altre vie, sfruttare
peculiarità e originalità, puntare su mille gesti
piccoli piuttosto che in uno grande.
Il che vuol dire che, aspetto sublime, non perdiamo tempo a fare
barbosissime riunioni che mettano tutti d'accordo. Non vogliamo
assolutamente che tutti siano d'accordo. Più disaccordo c'è
meglio è. Per condividere è sufficiente aver voglia
di rendere pubbliche, con un meccanismo di forum, le proprie capacità
e le proprie esigenze e risorse.
Finite
anche le lotte di potere. Non ci sono grandi capi. Solo piccolissimi
collettivi non gerarchizzati. Questo è un punto veramente
difficile da mettere in pratica. Ogni volta che un gruppo si forma,
anche se è composto soltanto da tre persone, vengono fuori
tutti i problemi di insicurezza e paura che ognuno di noi ha dentro
di sé. Scatta il problema del potere, la pestilenza dei malintesi,
la nevrosi del "Lui mi ha detto che tu gli hai detto...",
la difficoltà di aprirsi, ascoltarsi, discutere e contrapporsi
senza drammi, incazzarsi senza rompere il rapporto di affetto.
Ho
detto in 3 righe quale è la difficoltà più
grande. Su queste tre righe si potrebbero scrivere mille libri.
È qui la radice del successo: cambiare le dinamiche interpersonali
ora vuol dire aver già fatto metà del lavoro. Certamente
non si arriverà alla perfezione. Non importa, si crescerà
col tempo (ci vuole molto tempo, decenni per completare una revisione
parziale dei propri meccanismi). L'importante è aver tracciato
una linea di fiducia nella propria anima. Viviamo per fonderci con
gli altri. Sarà difficile almeno quanto vivere. Ci saranno
mal di denti, cadute e coliche ma ne vale la pena.
Voglio
vivere con gli altri, insieme, lavorare, giocare, ridere, far l'amore,
crescere i figli, sviluppare i miei sogni. Non smetterò mai
di farlo perché è quello che mi interessa. Detto questo
hai fatto la tua rivoluzione, hai creato il tuo pezzo di mondo libero.
Poi iniziano i casini. E i casini non finiranno mai, perché
la vita è un casino ma l'affronteremo insieme semplicemente
perché il mio mondo è dove vivono i miei fratelli
e le mie sorelle. Non ne esiste un altro.
Questo concetto è lungo da digerire perché è
completamente alieno rispetto alla cultura del dolore e della solitudine
all'interno della quale siamo cresciuti. Noi costituiamo una tribù.
Un insieme emotivo per molti versi simile a quello che dovrebbe
essere una famiglia (che invece in realtà non è).
Quando dico noi siamo una tribù intendo il nostro piccolo
gruppo di Alcatraz. Appartenere a una tribù significa riconoscere
rapporti esistenziali di condivisione delle gioie e dei dolori e
di ascolto. Quando litighiamo cerchiamo di litigare con un fratello
di sangue non con un estraneo. Non è un rapporto "di
setta". Non c'è un legame con la tribù "in
sé". Si tratta di una serie di rapporti a 2 interconnessi,
non del rapporto con un'entità astratta che ci comprende
tutti.
Questo vuol dire tante cose, tante parole, tanti abbracci, tante
incazzature. Vuol dire parlare chiaro e subito, mettere la chiarezza
al primo posto, non avere nessuno che sia escluso dalle critiche
(e dall'amore), non riconoscere un capo, prendere le decisioni generali
insieme e fidarsi.
Fidarsi (facile dirlo). Verificare di persona. Non delegare. Accettare
l'intromissione nel tuo settore di altri e prenderlo come un gesto
d'amore. Non intromettersi troppo nel lavoro degli altri e rispettare
il diritto di tutti di sbagliare in proprio. Solo se si è
liberi di sbagliare si può crescere. Solo se un collettivo
riesce a far crescere tutti i suoi componenti potrà evitare
di diventare una struttura piramidale.
3)
Seguire la corrente. Non chiediamo a nessuno di fare sacrifici e
rinunce. Noi seguiamo il flusso e, tu guarda che culo, oggi va la
razionalizzazione del sistema. Noi non ci facciamo nemici, non abbiamo
avversari, non facciamo guerre. Al massimo smettiamo di comprare
le scarpe di una multinazionale che sfrutta i bambini perché
hanno un designer che urta il nostro senso estetico. Siamo convinti
che milioni di persone siano disposte a cambiare solo se trovano
2 convenienze, una immediata e una a lungo termine. E questo vale
anche per noi perché non siamo eroi. Tutte le nostre proposte
costano meno di quelle del sistema del dolore, sono di qualità
migliore e danno meravigliosi vantaggi nel lungo periodo. Se i meravigliosi
vantaggi nel lungo periodo non dovessero funzionare ti sei comunque
goduto la roba migliore pagandola la metà e hai avuto la
soddisfazione di far arricchire un po' di meno le grandi iene pappatutto.
Perciò siamo prudenti, lenti, pigri, voliamo basso, puntiamo
al giorno per giorno, evitiamo lo scontro, aggiriamo gli ostacoli,
fuggiamo le difficoltà e i progetti complicati. Rifuggiamo
la violenza perché ci scoccia sporcare in giro col sangue
e le budella squarciate (e poi chi pulisce?). Rispettiamo la legge
perfettamente perché è noioso passare il proprio tempo
in una cella di 20 metri quadrati con 6 maniaci psicotici senza
poter fare sesso e massaggi con le persone che ami.
Rispetto
ai grandi eroi del passato che sacrificarono la loro vita e gli
affetti più cari per dare a noi un futuro migliore siamo
un po' delle merde. Sotto tortura non resisteremmo un minuto e faremmo
i nomi di tutte le erboristerie e le palestre di yoga che conosciamo.
Anzi gli consegneremmo direttamente le pagine gialle, che se le
trovino da soli!
Il fatto è che una volta chi capiva l'orrore del mondo dovesse
essere eroico perché era un caso isolato. L'eroismo era una
condizione essenziale per chi volesse dare il suo contributo al
lenire le sofferenze del mondo. Oggi noi siamo un po' più
stronzi e gretti degli eroi del passato ma siamo milioni e la quantità
sopperisce la qualità. Per questo ci beiamo a seguire la
via del piacere e ascoltare l'universo che ci indica la via disseminandola
di regali, opportunità e fortuna. La rivoluzione è
una Roll Royce a pannelli solari.
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