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SCHIAVE RIBELLI

Introduzione

Se vuoi capire l'Africa e il suo popolo è meglio partire da come si presenta, in questo continente, la natura. Racconta Basil Davidson nel suo libro La civiltà africana:
"Niente in Africa è fatto a metà. Le dimensioni sono sempre grandi, e spesso estreme. Vi sono deserti tanto estesi da poter inghiottire metà delle terre emerse europee, dove al caldo intenso del dì si alterna il freddo pungente della notte... vi sono grandi foreste e terreni boscosi dove l'esuberanza della natura vi sommerge a ogni passo sotto erbe alte e pungenti come coltelli, spine che catturano e trattengono come uncini d'acciaio, miriadi di formiche, mosche e animali striscianti che pungono, mordono e tormentano, nel caldo ardente che inaridisce e paralizza, o gigantesche piogge torrenziali che cadono lente da cieli sterminati.
Siete sopraffatti dai chilometri che si frappongono tra i vostri piedi e il luogo in cui dovreste essere. Se vi capiterà di aggirarvi nella boscaglia africana vi domanderete ben presto come qualcuno possa insediarsi in questa terra, e per di più mantenervi una base e estenderla con perseveranza e continuità. Tutta questa esuberanza selvaggia incombe gigantesca, come una presenza consapevole che per riprendere il sopravvento attenda solo che le voltiate le spalle. Date a questo gigante la minima occasione e tutto il paesaggio circostante invaderà di nuovo questi stretti campi e sarà di nuovo padrone del territorio, padrone assoluto, come se il genere umano non fosse mai esistito".

Notoriamente gli africani sono di una stupidità fuori dal comune. Hanno un quoziente intellettivo più prossimo al babbuino che all'uomo europeo (non parliamo di un confronto con l'americano medio).
La prima bugia sullAfrica la troviamo sulle carte geografiche. L'Africa sembra più piccola di quella che è. La terra è sferica, il mappamondo "a palla" rappresenta in modo esatto il mondo. Ma quando riportiamo la forma del nostro pianeta su un foglio di carta nascono dei problemi. È come se dovessimo appiattire una buccia d'arancia.

I planisferi riportano correttamente la "foto" dei continenti ma così le terre più vicine ai poli risultano più grandi, in rapporto quelle equatoriali.
Al contrario la "mappa di Peters" non riproduce la forma ma rispetta aree e distanze.

Gli abitanti dell'Africa Nera sono i negri, quelli che girano il mondo e vengono anche in Italia a spacciare droga o a rubare posti di lavoro.
E poi i negri che posti di lavoro vogliono? Lo sanno tutti che gli africani di lavorare non hanno proprio voglia. La voglia di lavorare cresce, ovviamente per motivi climatici, con la distanza (rigorosamente verso nord) dall'equatore.
E poi i negri sono quelli che hanno un quoziente intellettivo inferiore (non per colpa loro, poverini, è una questione biologica) e puzzano di selvatico da far paura.
Un popolo del genere non merita una storia. Infatti non ce l'ha. Nei libri di storia l'Africa manca. Perché dovrebbe esserci la storia di pseudo-scimmie mai evolutesi? Più che mangiare banane non paiono aver fatto, per millenni.

***

Questo libro narra la storia degli africani dell'Africa Subsahariana (dal deserto del Sahara in giù). Non abbiamo escluso gli africani del nord per un'insopprimibile antipatia personale nei loro confronti ma perché la loro storia è molto diversa. Quando si racconta la storia del continente africano si possono trovare comuni denominatori che uniscono tutta l'Africa al di sotto del Sahara, ma gli stessi non sono validi per il Nord Africa che ha avuto rapporti strettissimi, invece, con l'Europa.
Con "africani", dunque, in questo libro, ci si riferisce sempre ai popoli dell'Africa Nera.

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