Prologo
Nasciamo,
moriamo e tra le due cose ci becchiamo pure un sacco di
rotture di scatole. Non ci sarebbe tanto da stare allegri...
Invece abbiamo la fantastica possibilità di ridere.
E ridendo rovesciamo la prospettiva del mondo.
Non
abbiamo scelto i genitori, il posto dove nascere, il nostro
corpo, però possiamo scegliere di ridere. Ridere
ci distingue dagli animali e dalle macchine. Ridere ci
rende pari agli dei.
La
vita contiene un segreto meraviglioso. La vita è
una domanda: "Che senso ha la vita?"
Ridere è la via per trovare la risposta. Ridere
è la risposta.
Le
filosofie umane si dividono in due categorie. Ci sono
i filosofi seri che pensano che non soffriamo abbastanza
e che ci propongono di farci un po' di male anche da soli.
E ci sono i filosofi poco seri che pensano che gli spaghetti
sono già buoni ma che si possono migliorare. Questi
filosofi buffoni sono sempre stati pochi e le persone
serie hanno sempre cercato di strozzarli.
Ciononostante
le loro idee non sono mai morte. Sono giunti fino a noi
i Papiri Magici greci che raccontano che Dio creò
i sette pianeti ridendo. Gli insegnamenti di Democrito
ed Epicuro considerano sacro il ridere. L'indovino Calcante
morì dal ridere. E nei Misteri Eleusini, Demetra,
la Dea Madre matriarcale, giunta a Eleusi accompagnata
da un corteo di vecchie, scoppia a ridere comunicando,
così, che il riso è parte sacra del rito.
I
sacerdoti dei Misteri di Cibele concludevano il corteo
scoppiando in un riso incontenibile e giocoso. A Roma,
i Luperci ridevano quando il sacerdote li toccava sulla
fronte con un coltello insanguinato. C'erano rabbini ridanciani
presso gli ebrei e il primo miracolo di Gesù fu
quello di cambiare l'acqua in vino. E con tutto quel vino
così buono è mai possibile che nessuno si
sia messo a raccontare barzellette? E pare anche che San
Francesco, quando parlava agli uccelli, stesse in realtà
prendendo in giro gli uomini che non riuscivano a capire
quel che lui diceva.
Ci
sono grandi maestri come Tanzan e Kunga Legpa; il primo
era famoso per le sue battute al vetriolo, il secondo
faceva sghignazzare la gente durante le sue prediche con
battute scurrili.
Oggi
finalmente non c'è più nessuno che neghi
che il ridere è bene. Ma c'è ancora chi
pensa che i problemi seri si debbano affrontare in modo
serio.
Cavolata
mostruosa!
Uno
che ha un problema serio vuole che diventi un problema
da ridere. Se fate le persone serie i problemi diventano
ancor più seri. Cosa ci guadagnate?
Perciò,
prima di tutto, di qualunque tipo siano i tuoi guai, la
prima cosa che devi fare, la più importante, quella
decisiva, è cercare di trovare dov'è che
il tuo problema fa ridere. E se un politico ti dice che
è una persona seria non votarlo. E se il tuo medico
non ti fa ridere cambialo.
UNA
MALATTIA
TI
FA SOFFRIRE?
NON
TI PREOCCUPARE!!!
HAI
TRA LE MANI UNA MEDICINA FORMIDABILE
LEGGERE
QUESTO LIBRO E' GIA' UNA CURA!
(Una
cura pazzesca)
Innanzi
tutto
non
prendere
le
cose sul serio.
Non
ti fa ridere
che
proprio tu ti
sia
beccato una
malattia
con un
nome
così scemo?
Trovatemi
una malattia con un nome intelligente se ne siete capaci.
Le malattie odiano chi non le prende sul serio.
Per questo si sono scelte dei nomi così altisonanti.
Libro
primo
Che
cos'é la malattia?
Capitolo
primo
Le
scoperte mediche degli ultimi 20 anni hanno sconvolto
l'idea
della malattia.
Oggi
sappiamo che l'atteggiamento
del
malato
è
più importante
di
molte medicine
e
ridere
è
l'atteggiamento
più
salutare
Nel
1989 David Spiegel fece un esperimento per dimostrare
l'importanza delle emozioni nello stato di salute. Ma
di certo non poteva immaginare che la semplice possibilità
di parlare dei propri problemi potesse raddoppiare le
aspettative di sopravvivenza dei malati di cancro.
L'esperimento
iniziò individuando un gruppo di donne, malate
terminali di tumore al seno, che venivano curate tutte
con gli stessi farmaci dagli stessi medici.
Le
donne vennero divise in due gruppi. A metà di loro
venne offerta la possibilità di incontrarsi ogni
settimana e scambiarsi opinioni sulla loro situazione
potendo esprimere liberamente quel che stavano vivendo
(cosa che in casa non avevano in coraggio di fare per
non rattristare i familiari). All'altra metà vennero
somministrate le cure senza particolare sostegno psicologico.
Le
donne che ebbero la possibilità di condividere
le loro emozioni, vissero mediamente tre anni. Quelle
del secondo gruppo, un anno e mezzo.
Se
esistesse una medicina che potesse raddoppiare le aspettative
di vita nei malati terminali di tumore, tutti correrebbero
a comprarla.
Un'altra
prova dell'importanza dei fattori psicologici nella salute
viene dalle ricerche sugli effetti dei farmaci.
Normalmente
per verificare l'efficacia di un farmaco si procede somministrandolo
a un gruppo di 100 persone (il numero è indicativo).
A un altro gruppo di pazienti, il più possibile
simili a quelli del primo, per stato di salute e condizione
sociale, viene somministrato un farmaco finto (detto placebo),
costituito da un po' di zucchero (o da altra sostanza
neutra). Nessuno dei pazienti sa se prende la medicina
vera o quella falsa.
Il
primo fenomeno strano osservato è che gli effetti
non sono molto diversi nei due gruppi. Su 100 persone
che prendono il farmaco, magari 88 sentono qualche cambiamento
ma anche molti del gruppo che sperimenta il placebo subiscono
il medesimo effetto.
Se
gli effetti positivi osservati sul gruppo che prende la
medicina vera, superano dell'8%gli effetti positivi osservati
nel gruppo che ha preso acqua e zucchero, si può
già dire che la medicina funziona! Ovviamente questa
differenza aumenta nel caso di anestetici e sonniferi
e di altri medicinali che agiscono sulle funzioni fisiologiche
fondamentali.
Però
anche nella sperimentazione degli anestetici si verificano
casi di totale scomparsa del dolore, in pazienti gravemente
sofferenti, iniettando unicamente acqua distillata fatta
passare per morfina.
Ma
un altro curioso fenomeno ha stupito i ricercatori: se
alcuni membri del gruppo che prende il medicamento vero
soffrono di effetti collaterali (bolle, arrossamenti o
altro), questi fenomeni colpiscono anche una percentuale
consistente, anche se minore, di pazienti che prendono
il placebo. Fenomeni
del genere hanno sempre suscitato l'interesse di molti
scienziati, inducendoli a interrogarsi sul rapporto tra
mente e corpo.
Questo
interesse ha portato a un'altra scoperta. C'è uno
stretto rapporto tra la simpatia del dottore e l'effetto
della cura. Il medico più comunicativo guarisce
il 25% dei malati in più rispetto al terapeuta
che non entra in empatia con i pazienti.
Sono
ormai decine le ricerche mediche che hanno dimostrato
il rapporto tra mente e reazioni fisiologiche. È ormai
certo che l'atteggiamento verso la vita, l'ottimismo e
il buon umore sono condizioni che statisticamente favoriscono
la buona salute.
Essere
collerici o stressati è invece un fattore di rischio.
E ha un'incidenza più grave del fumo o dell'alcool.
Queste
scoperte mediche sono poi state convalidate da ricerche
fatte con obiettivi totalmente diversi.
Ad
esempio le compagnie di assicurazione francesi, cercando
di individuare i clienti migliori per le polizze vita,
si sono accorte che tra i fattori di longevità
è determinante svolgere un'attività mentale,
sociale e lavorativa oltre l'età pensionabile (ad
esempio, insegnare all'università o fare l'artista),
avere una casa grande, essere sposati, essere ricchi e
girare il mondo.
Insomma
i poveri, tristi, incazzati e pessimisti muoiono prima.
E
comunque i pessimisti stressati ricchi muoiono prima degli
ottimisti poveri.
Un'altra
conferma di questa tesi è venuta dall'esperienza
dei medici che si sono occupati di autopsie legali nelle
zone infestate da mafia e camorra. Essi hanno constatato
che i malviventi, vivendo in un costante stato di paura
di essere catturati o eliminati dalle bande rivali, hanno
tutti le stesse disfunzioni di alcuni organi interni.
Una vera e propria sindrome del mafioso. Sono cose che
i buoni medici sanno almeno dai tempi di Ippocrate, e
che la medicina psicosomatica ha contribuito a diffondere.
Ma non è mai stato ben chiaro come ciò avvenisse.
Solo a partire dal 1974 (grazie alle ricerche di Robert
Ader e David e Suzanne Felten), si è scoperto come
le reazioni emotive influenzino il funzionamento degli
organi.
Robert
Ader, della School of Medicine and Dentistry della Rochester
University, stava facendo esperimenti con i topi. Somministrava
loro un farmaco che riduceva artificialmente il numero
di cellule circolanti. Queste cellule fanno parte del
sistema immunitario e hanno il compito di difendere l'organismo
dalle malattie. I topi assumevano la medicina sciolta
in acqua dolcificata con saccarina. Dopo un certo periodo,
Ader provò a dar loro solo acqua e saccarina e
con stupore si accorse che otteneva comunque l'abbassamento
delle cellule T. E questo, secondo le conoscenze scientifiche
di allora, non sarebbe dovuto succedere. Era come se il
sistema immunitario dei topi, avendo imparato a sopprimere
le cellule T per difendersi dal farmaco, e avendo imparato
ad associare la presenza del farmaco con il sapore dolce
dell'acqua, avesse imparato anche a reagire subito, prima
di percepire gli effetti del farmaco. Il cervello registrava
l'emozione prodotta dal sapore dolce dell'acqua e provvedeva
ad abbassare le produzione delle cellule T. Questo errore,
indotto artificialmente, aveva una tale persistenza che,
continuando a sommistrare acqua e saccarina, il numero
delle cellule T diminuì a un tale livello che alcuni
animali si ammalarono e morirono.
Il
neuroscienziato Francisco Varela, della École Polytechnique
di Parigi, ha definito il sistema immunitario "Cervello
del corpo", sede del "senso di sé dell'organismo",
con la funzione di distinguere tra ciò che fa parte
del corpo e ciò che è estraneo.
"Le
cellule immunitarie viaggiano nel sangue circolante in
tutto il corpo, e pertanto possono entrare in contatto
con qualunque altra cellula. Quando riconoscono le cellule
in cui si imbattono, le lasciano stare; ma se non le riconoscono,
le attaccano. L'attacco consiste dunque o in una difesa
contro virus, batteri e cellule cancerose, oppure in una
malattia autoimmune come le allergie o il lupus, qualora
le cellule immunitarie attacchino per errore altre cellule
dell'organismo non avendole riconosciute come tali. Finché
Ader non fece la sua scoperta fortunata e inattesa, ogni
anatomista, ogni medico e ogni biologo credette che il
cervello (con i suoi collegamenti in tutto il corpo) e
il sistema immunitario fossero entità separate,
e che nessuno dei due fosse in grado di influenzare il
funzionamento dell'altro. Non c'era alcuna via che collegasse
i centri cerebrali (che monitoravano quel che il ratto
assaggiava) con le aree del midollo osseo (che producono
le cellule T). Quanto meno, per un secolo questa era l'opinione
corrente."
Dal
1974 a oggi sono state innumerevoli le scoperte che hanno
confermato l'esistenza di una comunicazione tra mente
e corpo.
In
particolare, le emozioni non sono solo un fenomeno mentale.
Esse
hanno un effetto potente sul sistema autonomo centrale
che regola le funzioni più disparate dalla quantità
di insulina secreta dal pancreas al livello di pressione
del sangue. Che uno spavento possa provocare l'aumento
del battito cardiaco o la vista di un dolce la secrezione
di saliva, è risaputo da sempre. Ma David e Suzanne
Felten riuscirono a descrivere minutamente questo processo,
scoprendo che si replica a tutti i livelli dell'attività
fisiologica. Essi, con la loro équipe, individuarono
inizialmente uno dei luoghi della comunicazione tra sistema
nervoso autonomo e cellule del sistema immunitario (linfociti
e macrofagi). Utilizzando dei potentissimi microscopi
elettronici, scoprirono strutture simili alle sinapsi
del cervello là dove il sistema immunitario entra
in contatto con le terminazioni del sistema nervoso autonomo.
Grazie
a queste sinapsi, le cellule nervose comunicano con le
cellule immunitarie attraverso neurotrasmettitori.
In
questo modo il sistema nervoso autonomo regola l'attività
delle cellule immunitarie. Ma, nota bene, la comunicazione
può avvenire nei due sensi. Non si era mai pensato
che le cellule immunitarie potessero comunicare col sistema
nervoso! Successivamente
verificarono su cavie che, isolando chirurgicamente dal
sistema nervoso milza e pancreas (organi che producono
o immagazzinano le cellule immunitarie), questi organi
smettono di reagire in modo corretto alle invasioni batteriche
virali. Cioè in un modo non ancora del tutto chiarito,
il sistema nervoso autonomo stimola il sistema immunitario
a riconoscere gli elementi estranei al corpo. Quindi non
solo le emozioni influenzano il sistema nervoso autonomo,
ma attraverso questo esse arrivano al sistema immunitario.
Ma
questo fenomeno avviene contemporaneamente per diverse
vie. Infatti si è scoperto anche che le emozioni
provocano l'emissione di ormoni.
Ad
esempio, in stato di stress vengono liberati nel sangue
adrenalina, noradrenalina, prolattina, cortisolo e oppiacei
naturali (beta-endorfina e encefalina), tutte sostanze
che hanno un forte impatto sul sistema immunitario. Principalmente
producono l'effetto di inibire l'attività delle
cellule immunitarie per far sì che tutte le energie
disponibili siano concentrate nella difesa dal pericolo
che ha provocato lo stress (fuggire dal leone è
più urgente che curare la tosse asinina). Il che
spiega perché una persona stressata si ammala più
facilmente.
Infine
la ricerca new age ha evidenziato il rapporto tra stress,
cervello istintivo inconscio e contrazioni muscolari involontarie.
La rigidità dei muscoli ha un effetto diretto sulla
circolazione del sangue. A sua volta il sangue nutre e
rigenera le cellule. Se, senza accorgermene, tengo una
zona del corpo contratta per lungo tempo, tutti i tessuti
di questa parte ne soffriranno.
Riassumendo:
si va disegnando una nuova mappa della fisiologia umana,
dove pensieri ed emozioni (che sono soltanto scariche
elettriche che viaggiano nel nostro cervello) si interconnettono
strettamente con il corpo.
Si
è così dimostrato in modo inoppugnabile
che esiste un rapporto tra stress, emozioni e salute (su
questo tema ritorneremo nelle prossime pagine).
In
sostanza la saggezza popolare ha trovato conferma. Si
è sempre detto che arrabbiarsi "fa sangue
cattivo e rovina il fegato" e che "cuor contento
il ciel l'aiuta". È ovvio che una persona soddisfatta,
capace di comunicare e di essere ottimista, avrà
non solo un migliore stato di salute ma pure una maggiore
capacità di vivere bene il rapporto con gli altri
e di realizzarsi nella vita. Questo maggiore successo
porterà, a sua volta, gratificazione e un'ulteriore
ricaduta positiva sullo stato psicologico e quindi sulla
salute.
Ancora
vent'anni fa i medici "ufficiali" si accapigliavano
con omeopati, agopuntori e terapisti bioenergetici sul
rapporto tra psiche e salute. Oggi tutti pensano che il
buon esito di una cura dipenda molto dall'atteggiamento
mentale del malato e che alcune malattie, come l'ulcera,
siano causate soprattutto da fattori legati allo stress
emotivo. D'altra parte anche la medicina alternativa ha
accettato l'importanza delle nuove tecnologie mediche
che, soprattutto nel settore diagnostico, vengono sempre
più usate parallelamente ai metodi empirici di
diagnosi.
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