Ridere
e giocare
Di
tutti i fattori emotivi che possono contribuire a creare un
buono stato di salute, la risata è di certo il più
potente. Innanzi tutto è una buona ginnastica. Mentre
per piangere impegniamo meno di 20 muscoli, per ridere ne
usiamo più di 60.
Ridere
provoca una sollecitazione meccanica della zona delle tempie
e ha un'azione galvanizzante sulle funzioni del cervello e
di alcune ghiandole. Mobilita il diaframma, tonifica gli intestini,
ossigena i polmoni. Provoca l'aumento del ritmo di sintesi
delle encefaline, che sono dei mediatori del sistema nervoso
centrale. Aziona la secrezione di endorfine e altre sostanze
che, oltre a dare una sensazione di benessere, rendono vispe
le funzioni cellulari e ringalluzziscono il sistema immunitario
(le difese del corpo contro infezioni, virus e altri attacchi
esterni).
La
funzione positiva del ridere sul metabolismo è stata
verificata anche osservando che i neonati che ridono molto
crescono di più e sono più sani.
Si
è verificato che il ridere ha un effetto positivo persino
sui tumori e le leucemie. Ho letto che fu un giornalista americano,
Norman Cousins, a fare la scoperta. Gli avevano diagnosticato
una terribile malattia, la spondilo artrite anchilosante.
Egli decise di curarsi dedicandosi al ridere e assistendo
intensivamente a spettacoli comici, clownistici e cabarettistici,
a leggere libri di barzellette, a guardare film esilaranti
e a cercare il lato ridicolo in ogni cosa.
Dopo
sei mesi scoprì d'essere guarito.
Fu
lui l'inventore della comicoterapia.
Da
anni ormai in alcuni ospedali americani e francesi si usano
le videocassette comiche e i clown come medicine per i malati
terminali. A volte il ridere non funziona ma almeno le persone
muoiono allegre. Si è anche usato molto il gioco, il
contatto emotivo e il ridere con i bambini ricoverati negli
ospedali, ottenendo risultati incoraggianti.
Ci
si è accorti infatti, che l'atmosfera opprimente dei
luoghi di cura è un elemento che non facilita certo
la guarigione dei piccoli.
Persone
allegre sono state mandate a far giocare e ridere i neonati
abbandonati. Burattinai, attori e animatori sono entrati nei
reparti ospedalieri. Di recente anche in Italia, nel reparto
pediatrico dell'ospedale di Padova, si è iniziato a
sperimentare la presenza di cuccioli: gli animali hanno un
incredibile capacità di indurre al gioco e al riso.
Gli
effetti positivi di queste medicine a quattro zampe, del resto,
non sono una novità, ad esempio la notevole efficacia
dell'ippoterapia nella cura dell'handicap e dei disturbi mentali
è stata verificata da decenni di pratica medica.
Ma
ridere è importante soprattutto perché provoca
un particolare stato di coscienza che è di per sé
estremamente positivo. Non posso scoppiare a ridere se il
mio umore non è disponibile a ciò.
Quando
guardiamo un comico, e sappiamo che ci farà ridere,
entriamo in uno stato emotivo di attesa felice e giocosa.
Se non entriamo in questo stato, ridere ci è impossibile.
E ogni risata ci induce a calarci sempre più in questo
atteggiamento aperto e leggero.
In un crescendo di spensieratezza che ci fa arrivare,
nei casi migliori, al famoso "fou rire" (riso folle).
Durante
questa crisi di riso inarrestabile che si autoalimenta, trascendiamo
la realtà e arriviamo magicamente a vedere il mondo
come una complicatissima, esilarante, barzelletta cosmica.
Tutto
diventa ragione di burla e di sganasciamento. E ridiamo fino
al pianto, fino a sentire i dolori di pancia, i crampi che,
finalmente, esaurite le forze, fermano la risata (ah, quant'è
bello ridere!).
Queste
crisi di riso non sono solo fisicamente benefiche. Hanno anche
l'effetto di rilassare la mente, sdrammatizzare i pensieri,
rendere inconsistenti le paure. Insomma liberano il cervello
dalle scorie dei pensieri negativi, lo ripuliscono, lo riordinano.
Ridere,
è un'esperienza
culturale,
filosofica.
Ti
fa cambiare idea sul mondo.
E
poi quando riusciamo a ridere di qualche cosa che ci fa paura
o che ci ha addolorato, siamo già avanti nel processo
di cicatrizzazione delle ferite psicologiche che la vita ci
lascia.
Ridere
è un cicratizzante per l'anima.
Vedendo
le cose dal punto di vista della risata, scopriamo gli errori
della nostra mente. Quando siamo presi da un'ondata di seriosità,
ci sentiamo importanti, tronfi, sicuri di noi. Facciamo le
cazzate più spaventose e ci cacciamo nei guai. Se sottoponiamo
ogni volta al setaccio del ridere i nostri progetti, le nostre
ambizioni, le nostre idee, allora avremo uno strumento di
valutazione eccezionale. Castaneda dice che devo aver paura
in tre casi:
€
Quando sono sicuro di me.
€
Quando sono sicuro che sono gli altri a
sbagliare.
€
Quando sto facendo una cosa nella quale non
c'è niente da ridere.
Se
rido cambia il mio modo di vedere il mondo, i potenti non
sono poi così potenti e gli aggressivi spesso si fanno
male da soli. E la morte, sebbene così ineluttabile,
non è poi quel grave danno che sembra. In fondo che
importa di morire? L'importante è vivere, ridere e
far ridere.
Nell'immensità
di miliardi di miliardi di anni, per un attimo, siamo giunti
qui, sul palcoscenico degli eventi. Abbiamo pochi minuti per
viverci il nostro show. Che fai? Te ne stai nell'angolo a
rimuginare perché prima o poi finirà? Ma vogliamo
scherzare? Fare un gran baccano è molto, molto meglio!
Ma
non è ancora finita.
Ridere
è uno strumento per
ottenere risultati positivi.
Ridere
spegne il cervello razionale, lo travolge annullando i suoi
vincoli emotivi e liberando tutte le energie che abitualmente
si consumano pensando. Energie che, mentre ridete, il corpo
sfrutta per rigenerarsi. E in quegli attimi privi di autocontrollo
razionale, abbiamo una percezione più aperta del nostro
essere parte del mondo. Per questo molti Maestri considerano
il ridere un atto sacro di empatia con il creato.
Il
vizio principale, nella mentalità settaria e burocratica
di certi religiosi, consiste nella seriosità e nella
mancanza di senso dell'umorismo,
e quindi dell'elevazione spirituale che l'ilarità
comporta. Essi temono lo sganasciarsi perché può
mettere in crisi il potere che li sostiene e che è
improntato sulla paura e sulla superstizione. L'umorismo per
loro è una capacità misteriosa, un terreno sconosciuto
e infido. Per questo non vogliono che si rida nei templi.
Temono che si rida di loro. Al contrario i veri Maestri hanno
riso innanzi tutto di se stessi. Hanno sempre visto il ridere
come un gesto sacro.
Il
primo miracolo di Gesù Cristo fu di trasformare l'acqua
in vino perché la gente ballasse e ridesse! Se ci voleva
tristi avrebbe distribuito a tutti un bel bicchierozzo di
bromuro.
Cambiare
idea
sul
corpo
e
sulla mente
Capitolo
primo
A
proposito di
alcune convinzioni
errate
che ci
impediscono di
ridere e
di star bene
Ti
propongo alcuni piccoli esperimenti... Ti basteranno alcuni
minuti. Non pretendo che tu creda a quello che dico. Ma se
farai questi esperimenti, potrai provare direttamente alcune
reazioni fisiologiche del corpo e della mente.
Questa
è la grande novità di questo libro.
È
possibile cambiare ridendo?
(piccola
digressione sul metodo e
sulla disciplina)
è
pieno il mondo di gente che ti offre un futuro migliore...
in cambio però ti chiedono di aderire a qualche fede
o ideologia, di credere in loro, di fare sacrifici, essere
disciplinati e soffrire.
La
filosofia del ridere nega tutto questo.
Non
è possibile migliorare la tua vita facendo qualche
cosa che non ami fare.
Dicendo
questo non voglio negare che nella vita ci sia sempre un certo
grado di difficoltà.
Ma
un conto è spalare la merda del tuo cavallo perché
lo ami e vuoi che la sua stalla sia pulita. Un conto è
spalare merda perché ti pagano e tu lavori per comprarti
una pistola per ammazzare tutti i cavalli.
Non
ho niente contro la disciplina.
Io
adoro la disciplina a patto che sia gradevole e gioiosa. Passo
tutti i giorni almeno quattro ore a scrivere o disegnare.
è un esempio di disciplina. Ma è una disciplina
alla quale non posso rinunciare. Mi piace troppo.
Sì.
Si può fare!
La
nostra sofferenza non dipende infatti da qualche vizio lubrico
che dobbiamo estirpare a martellate.
No.
L'umanità
soffre a causa di ignoranza, malintesi e pregiudizi.
Ci
hanno dato informazioni sbagliate.
Se
questi dati errati vengono scoperti e corretti, tutto il nostro
comportamento cambia automaticamente. Non è necessaria
nessuna disciplina sgradevole.
Si
tratta di infilare idee nuove nel cervello. è un'attività
appassionante. Scopri il gusto di allargare le conoscenze.
è un mutamento immediato, semplice. Perché le
idee semplici sono facili da capire e, appena le capisci,
tutta la situazione ti appare immediatamente, radicalmente
diversa.
Ti
sarà già capitato un fenomeno del genere. Quando
risolvi un indovinello, quando trovi una soluzione fantasiosa
per uscire da una difficoltà... è come aggiungere
sale alle verdure. Tutti i sapori restano uguali ma ognuno
è più nitido.
Si
tratta di posizionare meglio, sentire meglio i singoli elementi
che compongono la scena. Non c'è niente di veramente
nuovo ma tutto è improvvisamente diverso.
è
cambiato il punto di vista. Un elemento che prima non prendevi
in considerazione ora ha assunto la sua reale importanza,
e l'insieme acquista un senso differente. Qualcuno dubiterà
che mutare profondamente sia così facile. Eppure è
veramente semplice.
La
vita ci porta a cambiare di continuo. Non cambiare è
davvero impossibile.
Tutto
cambia.
Tutti
cambiano.
La
difficoltà sta nel far seguire al cambiamento nuovi
moduli, nuovi frattali,1 che ci facciano uscire dai binari
dei nostri errori abituali.
è
la politica
dei
piccoli passi.
Mirare
subito a cambiamenti lievi che però portino ad avviare
un processo di modificazione.
Come
moduli, frattali, che via via si espandono dando vita a nuove
forme.
Ecco,
gli esperimenti che ti propongo nelle prossime pagine sono
così. Piccole modificazioni di sette punti di vista
su sette questioni centrali nel nostro sistema di giudizio.
Se farai tue queste esperienze, avrai attivato un processo
che naturalmente, senza sforzo e dandoti spesso occasioni
di ridere e divertirti, ti porterà a rivoluzionare
pigramente la tua vita.
Incredibile?
Giudicherai
tu stesso. In realtà questo libro non farà niente
di veramente speciale. Se lo stai leggendo, se ne capisci
il linguaggio e il ritmo, è perché tutte queste
idee sono già maturate dentro di te. In fondo non è
mai possibile comunicare qualche cosa di veramente nuovo...
Questo libro è solo uno strumento col quale, se vuoi,
puoi riordinare in modo più efficiente concetti e esperienze
che hai già acquisito.
Per
concludere, vorrei chiarire che, in realtà, quest'idea
del cambiamento profondo e rapido non è mia. A partire
dagli anni '70, diversi gruppi di
brillanti
psicologi iniziarono a mettere in dubbio l'efficacia delle
psicoterapie che durano anni.
Watzlawick
raccolse le sue idee rivoluzionarie nei libri Istruzioni per
rendersi infelici2, divertentissimo, e Change3 (scritto con
Weakland e Fisch).
Bandler
ha scritto Usare il cervello per cambiare.
Per
spiegare meglio questo approccio, ecco come Bandler affrontò
la situazione di un bimbo gravemente traumatizzato perché,
mentre stava giocando in un covone di fieno, ne aveva presa
una manciata dove c'era dentro un serpente. Lo spavento era
stato tale che il bambino non era più riuscito a dormire
e aveva difficoltà a mangiare. Bandler si era fatto
raccontare il fatto dal bambino e subito aveva esclamato:
"Ecco chi era quel bambino!. Ma lo sai che è appena
andato via un serpentello che era terrorizzato perché
mentre stava giocando in un covone di fieno un mostro enorme
lo aveva afferrato, gli aveva urlato in faccia e lo aveva
lanciato lontanissimo?".
Il
bambino sbarrò gli occhi e poi scoppiò a ridere.
Guarito
Sempre
Bandler, nel suo libro Usare il cervello per cambiare, racconta
di come "disattivò" un padre autoritario
che aveva trascinato nel suo studio la figlia adolescente
e ribelle "per farla curare". Mentre era lui che
aveva bisogno di cure. Bandler lo vede entrare come una furia
nel suo studio, mentre tira per il braccio la ragazzina ed
esclama: "C'è qualcosa che non va?".
Il
padre risponde: "Questa ragazza è una puttanella".
"Non
mi serve una puttana; perché me l'ha portata?".
Ecco
un'interruzione degna di questo nome. Questo genere di battuta
iniziale è la mia preferita; con una battuta del genere,
si può veramente mandare uno in corto circuito. Se
subito dopo gli si rivolge una qualsiasi domanda, non riuscirà
mai più a tornare là da dove era partito.
"No,
no! Non è questo che volevo dire...".
"Chi
è questa ragazza?".
"Mia
figlia".
"Lei
ha costretto sua figlia a prostituirsi!!!".
"No,
no! Lei non capisce...".
"E
l'ha portata qui, da me! Che schifo!".
"No,
no, no! Ha capito male".
Quest'uomo,
che era entrato urlando e ringhiando, adesso mi sta supplicando
di capirlo. Ha completamente cambiato prospettiva: ora non
aggredisce più sua figlia, ma si sta difendendo. Nel
frattempo, sua figlia, in cuor suo, si sta facendo matte risate.
La scena la diverte moltissimo.
"Beh,
cosa vuole che io faccia, allora? Cos'è che vuole?"
Lui
allora comincia a spiegarmi cosa voleva. Quando ha finito,
dico: "Lei l'ha portata qui tenendole un braccio piegato
dietro la schiena, e l'ha sballottata qua e là. Questo
è esattamente il modo in cui vengono trattate le prostitute;
ecco cosa le sta insegnando a fare".
"Beh,
io voglio costringerla a...".
"Oh,
'costringerla'... insegnarle che gli uomini controllano le
donne sbatacchiandole qua e là, comandandole a bacchetta,
storcendo loro un braccio dietro la schiena e costringendole
a fare cose che non vogliono fare. è così che
fanno i protettori. Le resta soltanto da chiederle dei soldi
in cambio".
"No,
io non sto facendo questo. è lei che va a letto col
suo ragazzo".
"Si
è fatta pagare?"
"No".
"Lo
ama?"
"è
troppo giovane per poter amare".
"Forse
che non amava lei, suo padre, già da piccolissima?"
Ecco che prende forma l'immagine di lei piccolissima, seduta
sulle ginocchia del babbo. Con un'immagine del genere si può
mettere nel sacco qualsiasi padre autoritario.
"Mi
permetta di farle una domanda. Guardi sua figlia... Non vuole
che riesca a provare il sentimento dell'amore, e che viva
il comportamento sessuale come una cosa piacevole? La morale
di oggi non è più quella di una volta, e lei
può benissimo non condividerla. Ma le piacerebbe forse
che l'unico modo in cui sua figlia imparasse ad avere rapporti
con gli uomini fosse lo stesso che ha avuto con lei, quando
l'ha fatta entrare in questa stanza qualche minuto fa? E che
aspettasse i venticinque anni per sposare qualcuno che la
picchiasse, la sbatacchiasse, la maltrattasse e la costringesse
a fare cose che non vuole fare?"
Š
A questo punto il padre non sa più cosa pensare, e
allora è il momento di colpire duro. Lo guardi diritto
negli occhi, e gli dici: "Non è forse meglio che
sua figlia impari ad avere dei rapporti d'amore... anziché
imparare a far propria la moralità del primo uomo capace
di costringerla a fare ciò che lui vuole? I protettori
fanno proprio questo".
Provate
a trovare una via d'uscita. Non ce ne sono. Il suo cervello
non aveva più modo di tornare indietro al punto di
prima. E lui non poteva più comportarsi come un protettore.
Non importa se si costringe qualcuno a fare o a non fare qualcosa
di "buono" o di "cattivo" che sia. è
il fatto stesso di costringerlo che gli inculca l'abitudine
a farsi controllare in qualche modo.
Ma
a questo punto il padre autoritario non sa più cosa
fare. Ha smesso di fare quel che faceva prima, ma non ha niente
da sostituirvi. Devo suggerirgli qualcosa da fare; potrebbe
per esempio insegnare a sua figlia qual è il modo in
cui un uomo deve comportarsi nei confronti di una donna. Perché
allora, se l'esperienza che sua figlia vive con il suo ragazzo
è insoddisfacente, lei la interromperà. L'ho
messo nel sacco. Sapete cosa significa? Adesso lui deve costruire
una solida relazione positiva con sua moglie, ed essere gentile
con gli altri membri della famiglia, e fare in modo che sua
figlia stia meglio con loro che con quel tizio che le ronza
intorno. Che ve ne sembra, come coazione?"
A
me sembra un ottimo procedimento.
Bene.
E ora entriamo nel vivo del discorso.
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