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TI
AMO, MA IL TUO BRACCIO DESTRO MI FA SCHIFO, TAGLIATELO!
di
Jacopo Fo
10,33
€
edizioni Mondadori
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Questo
è il testo dello spettacolo che ha debuttato a Milano nel
febbraio 1999.
Salute!
Questo monologo si intitola: "Ti amo, ma il tuo braccio destro
mi fa schifo, tagliatelo!" e ci si riferisce alla situazione
delle storie di coppia...
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All'inizio
tutto di lei ti piace in modo enorme: com'è dentro, come
si muove, come parla. E poi, un giorno ti alzi alla mattina
e dici: «Ti amo, però... ti vorrei con un
vestito diverso... però... preferirei che tu avessi
le tette più grosse... però... potresti
essere un po' meno troia... e, insomma, inizia una fase in cui
tu ami questa persona ma la vuoi cambiare. Per cui non ami questa
persona ma quello che potrebbe diventare e voi sapete che non
c'è un modo più semplice per fare incazzare un
essere umano che chiedergli di cambiare. |
È un comportamento stupido, e questo spettacolo si occupa
proprio della stupidità. Io ne parlo perché, modestamente,
sono una cima nel settore. Ho fatto cose che sono passate alla storia:
C A V O L A T E R G A L A T T I C H
E!
La mia idiozia iniziò quand'ero ragazzo. Tutte le estati
andavamo al mare a Cesenatico. Voi mi vedete adesso che sono una
mezza sega, ma quand'ero ragazzino facevo proprio impressione. Mi
salvavo in città perché portavo interi strati di magliette,
maglioni, giacche a vento. Ma quando arrivavo al mare a Cesenatico
mi toglievo tutto, restavo in slippini e le mie possibilità
con le ragazze precipitavano verticalmente.
Ero disperato. Ogni anno dicevo a mia mamma: «Andiamo una
volta in montagna d'estate ...» Niente da fare!
QUARANTAQUATTRO ANNI SEMPRE A CESENATICO.
Non
c'è stato verso di spostare i miei genitori in nessun
modo. Io mi chiedevo il perché di questa situazione e
poi l'ho scoperto. Cesenatico è in provincia di Forlì
e lì tutte le automobili sono targate "FO"
e noi ci sentivamo in famiglia, ben accolti...
Avevo sedici anni ed ero appunto a Cesenatico. |
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Mi
ero innamorato di una ragazza bellissima che si chiama Barbara.
Una sera la incontro sul corso con un gruppo di amici: sta andando
in pizzeria. Io non ho il coraggio di unirmi a loro, poi ci ripenso
e ci vado anch'io. Entrando ho un'attacco della sindrome del maschio
che entra in pizzeria per rimorchiare: cerco di darmi un contegno,
di fare qualcosa che mi dia un tono.
E allora tiro fuori una moneta dalla tasca e la faccio piroettare
con un colpo del pollice per riprenderla poi al volo, come fanno
nei film. Ma sbaglio il colpo e la moneta carambola sulla pizza
di un tedesco enorme che sta mangiando con altri tre tedeschi cattivissimi
(al confronto del più piccolo Schwarzeneggher sembrava un
nano denutrito dell'Uganda) che si sono incazzati come delle belve.
Cerco di sedare i tedeschi e poi, sconvolto dalla vergogna per la
figuraccia, vado a chiudermi in bagno.
Quando mi sono reso conto che se ci fossi restato troppo chissà
la ragazza cosa avrebbe pensato che stessi facendo sono uscito.
Mi avvicino a loro deciso a sedermi ma non c'è una sedia.
Mi
giro e a un passo da me vedo un tavolo con ben quattro sedie. Io
faccio una cosa semplicissima: prendo una sedia e, ancora oggi non
so come sia potuto succedere, tirando questa sedia le altre tre
si aprono a fiore e una va a sbattere sul piede del tedesco a cui
avevo appena rovinato la pizza che si incazza come una belva perché
pensa che sia una guerra etnica. Ho dovuto genuflettermi per evitare
lo scontro fisico.
OVVIAMENTE CON QUESTA RAGAZZA NON HO PIÙ AVUTO POSSIBILITÀ.
Passa qualche tempo. Ho ventidue anni. Una sera ero triste, incazzato
e depresso. Vado al cinema per tirarmi un po' su. Il film è
orrendo, però c'è una scena, che dura cinque secondi,
nella quale appare una ragazza meravigliosa che guarda il pubblico,
se ne va e non si vede più. E io me ne innamoro pazzamente.
E la cosa più incredibile è che dopo una settimana
la incontro. Si innesca una storia romantica meravigliosa e decidiamo
di partire insieme in una specie di luna di miele per il Portogallo.
Erano gli anni '70 e, qualcuno si ricorderà, andava di moda
la coppia aperta. Funziona che tu stai con lei, lei sta con un altro,
anche tu stai con un'altra, teoricamente.
Eravamo
all'aeroporto di Milano ad aspettare di imbarcarci sul volo
e anche lì questo vizio di voler darsi un tono... la
guardo, mi viene in mente di dirle qualcosa di moderno:
«Comunque, non preoccuparti in questa vacanza: perché,
sai, io sono per la coppia aperta.»
Tempo ventisette ore si era messa con un brasiliano bellissimo,
una cascata di capelli, uno e novanta d'altezza, labbra sensuali
e facevano l'amore rumorosamente nella camera vicino alla mia,
in questa comune di Lisbona che ci ospitava. |
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A me per la disperazione, scoppia un ascesso fulminante su questo
incisivo qua. Che praticamente mano a mano che loro si avvicinavano
all'orgasmo la faccia mi si gonfiava: tump, tump, tump. Una cosa
impressionante.
Il giorno dopo dovetti rientrare in Italia d'urgenza, irriconoscibile.
Mi ricoverarono in ospedale e mentre mi facevano queste iniezioni
di antibiotici da cavallo per tenermi in vita io ebbi una visione:
che in quel momento all'aeroporto quando io le avevo detto: «Non
preoccuparti, sono per la coppia aperta...» in quel momento,
il tempo si era fermato, il cielo si era spalancato e da dietro
le nuvole erano usciti tutti i miei antenati che in coro avevano
urlato:
«P I R L A ! ! ! ! !»
Poi ho avuto anche storie un pochino più solide ma quello
che mi eccitava sessualmente era lo sperimentalismo. Avevo letto
su un romanzo di una ragazza meravigliosa che si rovescia addosso
una bottiglia di champagne e poi inizia a fare delle cose erotiche
avanzate. Volevo farlo anch'io, con la mia ragazza, ma in casa avevamo
soltanto un po' di grappa.
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NON
FATELO MAI CON LA GRAPPA!
È una cosa agghiacciante. Avete presente l'Uomo Ragno
quando lo buttano nell'acido solforico? Io uguale! Mi ustionai
tutte le parti intime. Urlai tanto che da Marte mandarono una
lettera di protesta. |
Ma ero testardo su questo discorso dello sperimentalismo e non demordetti,
o non demorsi... non so mai come si dica...
Mi piaceva soprattutto questo discorso del "io mangio te e
tu mangi me" e un giorno, approfittando che i genitori di lei
erano partiti per il week end, prendo un barattolo di Nutella e
mi cospargo tutto il corpo. Poi le passo il barattolo... rientrano
i suoi genitori!!! Dovetti riinfilarmi i vestiti senza potermi togliere
la Nutella, che è una cosa anche tecnicamente difficile perché
non c'è la scivolosità, ti si appiccica tutto addosso.
Insomma, una cosa complessa. Fu allora che iniziai a chiedermi se
forse non ero un po' pirla. A questo punto volevo sapere se ero
un caso isolato o se eravamo un movimento di massa e iniziai a interessarmi
alla stupidità come problema.
Segue
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