LA
SCOPATA GALATTICA
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da pag. 2
HO
PAURA DI INNAMORARMI
Per
quasi due anni ho tenuto una rubrica di consigli sessuali in una
rivista giovanile che si chiamava King e che ha chiuso come quasi
tutte le riviste per le quali ho lavorato. All'inizio mi aspettavo
lettere che mi ponessero interrogativi tecnici su questioni anatomiche.
Restai stupito accorgendomi che la maggioranza delle lettere mi
poneva, invece, questioni sentimentali. Il problema più sentito
era la difficoltà di innamorarsi. I miei lettori giovani,
belli e di successo, avevano difficoltà a perdere la testa
per qualcuno. Gente fredda, insomma, che non riesce a innamorarsi.
Questa è una sindrome molto diffusa sulla quale si potrebbe
scrivere a lungo. Semplicemente ci sono persone, che hanno il terrore
di emozionarsi. Sono state educate all'autocontrollo, a reprimere
l'impeto di abbracciarsi, coccolarsi, aprirsi o mostrarsi fragili
e vulnerabili. Uscire da questa frigidità emotiva è
un percorso che richiede tempo e curiosità. Il punto di partenza
è capire che nelle emozioni non c'è nulla di negativo
e pericoloso. Le emozioni sono l'ebrezza di vivere. Non c'è
niente che faccia meglio alla salute e all'anima.
E
se ridere, prendere una cotta, fa benissimo perché si tratta
di esperienze emotive che aprono la mente, persino le tempeste emotive
negative, composte di rabbia, sono meglio che niente.
Le emozioni fanno paura perché non abbiamo mai imparato a
gestirle come risorse.
Da piccoli le emozioni ci terrorizzavano. Era come se un mostro
ci possedesse, facendoci arrossire in viso, contrarre il ventre
e perdere la capacità di essere gentili e disciplinati, mettendo
così a rischio quell'amore (poco o tanto che fosse) che i
nostri genitori erano disposti a darci a patto che sapessimo autocontrollarci
(se fai il cattivo non ti voglio più bene).
Ma ora che siamo cresciuti di autocontrollo ne abbiamo da vendere
e le tempeste emotive non minacciano più la nostra vita.
Ma non avendo capito da dove viene l'ingarbuglio, continuiamo a
vivere le stesse paure di un tempo: temiamo di essere nuovamente
posseduti dal mostro emotivo. E questa difficoltà è
sostenuta e ampliata dal complotto sociale contro le emozioni. Il
manuale del bravo manager ti dice che "È necessario
imparare a controllare le emozioni durante una trattativa commerciale".
I
grandi negoziatori sono proprio quelli che usano prepotentemente
le emozioni proprio per trovare energia e dominare la situazione.
Perché non esiste nulla che sia più forte delle emozioni.
E la gente è ipnotizzata da chi vive intensamente le proprie
emozioni, ci entra dentro, le guarda, le assapora. È il famoso
carisma che le gattamorte, quelli che non si emozionano, non avranno
mai. Intendiamoci, tutti, più o meno, abbiamo paura delle
emozioni.
La
nostra cultura affonda le sue radici nella negazione dell'emozione.
La prima cosa che fecero i guerrieri quando presero il potere fu
quella di tentare di dimostrare la naturale inferiorità della
donna e inventare perciò il disprezzo per le emozioni in
generale e il sentimento dell'amore in particolare era considerato
un retaggio dell'animalità femminile.
Non a caso in tutta la letteratura greca e romana non esiste una
sola storia d'amore a lieto fine. Chi si innamora, da Medea in poi,
fa sempre una brutta fine. L'amore è peccato perché
abbassa l'uomo al livello delle bestie. Il matrimonio poi non è
considerato in nessun caso una questione di sentimenti. Sposarsi
è una storia di affari tra famiglie e guai ai giovani che
vogliono seguire il proprio cuore!
Per arrivare a trovare una storia d'amore positiva nella letteratura
dobbiamo aspettare Dante e Petrarca nel Medioevo. Ma solo Shakespeare
in Giulietta e Romeo parlerà dell'amore come la cosa più
importante della vita.
Purtroppo neanche lui è ancora capace di vedere una possibilità
di realizzazione positiva dell'amore, tant'è che Giulietta
e Romeo muoiono malamente.
Insomma
l'amore è una diavoleria moderna che trova finalmente la
sua celebrazione positiva, il suo essere scopo della vita e medicina
per l'umanità, solo dopo l'invenzione delle macchine a vapore,
del telegrafo e dei film di Hollywood. E non solo l'amore sensuale
tra due esseri umani è una novità. Anche l'amore per
i figli, manifestato con coccole, carezze, giochi e tenerezza è
un sentimento estremamente moderno.
ANCORA OGGI SONO MOLTI I GIOVANI CHE LAMENTANO IL FATTO CHE IL
PADRE NON LI ABBIA MAI ABBRACCIATI, NON ABBIA MAI VISSUTO CON LORO
MOMENTI DI EMPATIA E COCCOLE.
Credo a questo punto di avere indicato, per sommi capi, le ragioni
che stanno dietro alla difficoltà di innamorarsi. Per alcuni
è facile perché vengono da famiglie che li hanno educati,
almeno un po', a lasciarsi andare emotivamente, a godersi il calore
umano degli abbracci senza temere almeno quelle emozioni.
Ma cosa può fare chi non ha avuto questa libertà
emotiva e non riesce a farsi coinvolgere dai sentimenti?
Beh, non è un percorso che si possa compiere in due passi.
Si tratta di ricostruirsi da soli una libertà di espressione
e di emozione che ci è stata negata. Sicuramente il punto
di partenza può essere quello di capire che non siamo nati
così, la nostra qualità profonda è quella di
sapere amare.
Ci hanno privati di un alimento fondamentale: le coccole. Per questa
privazione abbiamo sofferto enormemente quando eravamo piccolissimi
fino a che la sofferenza per la mancanza, il desiderio insoddisfatto,
si è mutata in paura. Ci hanno inculcato così la capacità
di negarci all'amore.
Ma
il desiderio dell'amore, il bisogno dell'amore, la capacità
di emozionarsi per l'amore sono ancora dentro di noi, anche se nascosti
in qualche cella segreta. è sufficiente concedere ai sentimenti
di esistere, di vivere dentro di noi, smettere di contrarci e chiuderci
ogni volta che sentiamo una piccola emozione. Basta questo per liberare
tutto il nostro amore.
All'inizio sarà utile rendersi conto che le cose migliori
che viviamo nella vita sono emozionanti e che tutto ciò che
manca di emozione è noioso. Ballare, creare arte, giocare,
fare un lavoro creativo, ascoltare musica, contemplare un dipinto
o un panorama, assaporare un piatto di spaghetti o immergerci in
un film sono tutte attività che ci appagano attraverso l'emozione.
Compiuto questo passo culturale, riconosciuto l'amore come il massimo
dell'emozione possibile sarà allora possibile iniziare a
coltivare l'abbandono emotivo. Incomincia con calma: un massaggio,
un abbraccio, accettare di dire e ascoltare una parola gentile o
una carezza. Prima o poi ti renderai conto che emozionarsi dà
gusto alla vita.
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