LA
DIMOSTRAZIONE CHIMICA
DELL'ESISTENZA DI DIO
Continua
da pag.1
ALCUNI
ESPERIMENTI
SCIENTIFICI INCREDIBILI
(per chi non sa molto di fisica)
La
realtà è ben diversa da come ce la insegnano a scuola.
La materia spesso si comporta in modo strano e ancora inspiegabile.
Gli scienziati, quando non riescono a capire che cosa succede, possono
solo registrare i fatti. Vorrei chiarire che gli esperimenti che
seguono li potete trovare citati in qualunque testo universitario
di fisica moderna. Non si tratta, cioè, di affermazioni di
qualche oscuro scienziato pazzo ma di dati di fatto accettati unanimemente
dal mondo scientifico.
In realtà la materia dentro
è vuota.
Può
sembrare un'affermazione assurda ma non lo dico io, lo dice un secolo
di osservazioni scientifiche. La materia, si sa, è costituita
da atomi. Ma questi atomi non sono mattoni che stanno uno attaccato
all'altro.
Ogni atomo è composto da un nucleo e da uno o più
satelliti che girano intorno. Se portassimo il nucleo di un atomo
alla grandezza di una ciliegia e lo mettessimo al centro di un tavolo
che si trova a Perugia, il satellitino che gli gira attorno percorrerebbe
una traiettoria circolare che toccherebbe l'Albania, la Svizzera,
la Sardegna e la Puglia. Cioè la materia è essenzialmente
vuota. Se fossimo gli abitanti di un satellitino, il cielo che vedremmo
non sarebbe molto diverso da quello che vediamo vivendo sulla terra.
Stelle e satelliti sparsi in uno spazio vuoto immenso.
Vista da dentro la materia è vuota e un tavolo non è
molto più denso dell'aria che lo circonda. La solidità
del legno e la penetrabilità dell'aria dipendono da differenze
di tensione magnetica. Un fenomeno simile a quello che porta
due calamite a respingersi se le si mette in una certa posizione.
La solidità della materia è perciò dovuta alla
nostra percezione. La nostra polarità magnetica rispetto
a quella del tavolo dà come risultante la non penetrabilità
reciproca. Solo a causa di questo non riusciamo a muovere la mano
nel legno come nell'aria.
La materia è talmente vuota al suo interno che, se eliminassimo
tutto lo spazio esistente fra gli elementi che costituiscono un
atomo, una cosa grossa e solida come il Monte Bianco starebbe in
una tazzina da the (cioè, tra un atomo e l'altro c'è
il vuoto. E anche all'interno dell'atomo tra il nucleo e i suoi
satelliti c'è una distanza enorme. Se accatastassimo
i pezzi della materia uno sull'altro, come mattoni, togliendo lo
spazio vuoto ci accorgiamo che la materia vera, contenuta
in un palazzo di dieci piani, è meno ingombrante di un granello
di polvere). Ma l'incredibile è appena cominciato. Se apriamo
il nucleo di un atomo e ci guardiamo dentro scopriamo che è
costituito da particelle sub-atomiche, le quali, però, non
sono in nessun senso oggetti solidi, non contengono nessun pezzettino
di materia. Sono pura energia. Il nostro cervello vacilla davanti
a questa idea ma è così.
Il concetto di Rete della vita
Si sta sempre
più facendo strada tra gli scienziati l'idea che sotto il
livello sub-atomico della realtà ce ne sia un altro: una
rete energetica da cui la realtà scaturisce. Soltanto questa
ipotesi può spiegare una serie di fenomeni che è possibile
osservare in laboratorio.
Un esperimento classico consiste nello sparare un fotone (la particella
di cui la luce è costituita), su una lastra sulla quale c'è
una fessura. Il fotone passa nella fessura.
Ora spariamo un secondo fotone ma prima apriamo una seconda fessura
a fianco della prima. Il secondo fotone passerà invariabilmente
attraverso la seconda fessura. è come se il secondo fotone
sapesse che dalla prima fessura è già passato un fotone.
Come fa?
Ma
questo è ancora niente. Nel 1982 il fisico francese Alain
Aspect riuscì a dimostrare l'esistenza di un fenomeno che
Einstein aveva giudicato impossibile.
Se prendiamo due fotoni, cioè due grani di luce, e
li facciamo cozzare uno contro l'altro, essi prenderanno a muoversi
in due direzioni diverse alla velocità della luce. Ora, se
modifico (grazie a un filtro) la polarità di uno dei due
fotoni, l'altro, istantaneamente, inverte la propria polarità.
È come se il secondo fotone sapesse che l'altro ha
cambiato carica. Ma come è possibile?
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I
due fotoni vengono fatti cozzare l'uno contro l'altro
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I
due fotoni si allontanano l'uno dall'altro al doppio della
velocità della luce
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Filtro
per il cambio della polarità
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Anche
l'altro fotone cambia polarità
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Stanno
viaggiando alla velocità della luce in direzioni opposte.
Perciò il messaggio che provoca l'inversione di polarità
nel secondo fotone dovrebbe viaggiare al doppio della velocità
della luce. E questo non è possibile perché la velocità
della luce è la cosa più veloce che ci sia.
Ecco che viene fuori l'idea che i due fotoni siano collegati da
una rete soggiacente alle cose, una rete energetica di cui la materia
è solo una proiezione, un'ombra. Questa rete avrebbe una
natura analoga a un ologramma, cioè ogni frammento della
rete conterrebbe l'intera immagine dell'universo.
Si è scoperto che questo tipo di fenomeno si ripete al livello
delle molecole che si dispongono spontaneamente secondo schemi ordinati.
E lo ritroviamo nel comportamento di alcuni animali.
Ad
esempio i lattarini, sono piccoli pesci che vivono in branchi
numerosi. Se vengono attaccati da un grosso predatore reagiscono
assumendo istantaneamente la forma di uno squalo. Ora, la cosa
incredibile è che in questa forma di squalo, ogni pesciolino
interpreta ogni volta un parte anatomica diversa. |
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Il
ruolo da recitare dipende infatti dalla direzione dalla quale arriva
il predatore. Il primo pesciolino attaccato diventa il naso del
finto squalo e tutto il branco si adegua inventando il resto del
corpo. Se si osserva questo fenomeno con speciali cineprese subacquee,
si scopre che la reazione del primo pesce e quella del pesce che
si trova al lato opposto del branco sono assolutamente simultanee.
Anche un tale livello di sincronismo è spiegabile solo ipotizzando,
ancora una volta, un altro livello della realtà, nel quale
il branco di pesci è un unico organismo dotato, tra l'altro,
di una straordinaria capacità di progettare un'azione tecnicamente
molto complessa.
Un
altro esempio di questa intelligenza, di questa informazione che
viaggia misteriosamente tra entità apparentemente indipendenti,
deriva dalla sperimentazione dei farmaci. Si procede individuando,
ad esempio, duecento malati con sintomi simili. A una metà
si dà la medicina da sperimentare, all'altra si dà
un composto che non contiene niente (acqua e zucchero). In tutte
le sperimentazioni si osserva che se il farmaco dà effetto
positivo in sessanta casi, ci sono magari trenta pazienti che hanno
effetti analoghi prendendo la medicina finta (il placebo). E questo
è spiegabile con la suggestione. Ho una cistite, mi dicono
che mi danno una nuova medicina, mi convinco e guarisco. Ma succede
però anche un altro fatto, questa volta inspiegabile. Poniamo
che nel gruppo che prende la medicina vera ci siano trenta persone
che hanno un effetto collaterale, poniamo uno sfogo con brufoletti
sulla schiena. Quello che succede è che anche nel gruppo
che prende il placebo ci sono venti persone che hanno lo stesso
effetto collaterale. E non c'è nessun modo per spiegare questo,
perché i pazienti del gruppo che prende il placebo non hanno
nessun modo di sapere quale effetto collaterale sperimentino gli
altri. Non si incontrano neanche! è come se il fatto stesso
di far parte di un gruppo, essere osservati dai ricercatori, creasse
un rapporto di comunità nel gruppo di pazienti, cosicché
i loro corpi si comunicano, in un'altra dimensione, determinate
reazioni (gli effetti collaterali) le quali diventano un fenomeno
collettivo che prescinde dall'ingestione del medicamento. Insomma,
nel mondo c'è molta più intelligenza di quel
che sembra.
L'esempio più semplice di un frattale è
il cavolfiore
Se
stacchiamo da un cavolfiore un pezzo, ci troviamo in mano un cavolfiore
più piccolo ma perfetto nella forma e nella sostanza. Se
stacchiamo da questo pezzo un altro pezzettino ecco che è
ancora un cavolfiore. La teoria del frattale parte dalla scoperta
che strutture apparentemente caotiche come il bordo zigrinato di
una foglia, il corso di un fiume, la forma di un albero, la costa
di un'isola o il contorno di una nuvola sono in realtà ordinate
secondo un minuscolo e preciso schema geometrico che, ripetuto migliaia
di volte, forma combinazioni diversificate e solo apparentemente
casuali. Grazie alla scoperta dei frattali si è capito che
l'universo contiene una prepotente tensione a strutturarsi in modo
ordinato anche laddove apparentemente è all'opera solo il
caso.
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Curve
di Kock (costruzione di una curva, fiocco di neve e linea
costiera)
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L'ologramma
è una lastra che, proiettata con opportuni accorgimenti,
crea un'immagine tridimensionale
Se
prendiamo un ologramma che rappresenta una mela e lo rompiamo e
poi prendiamo un piccolo frammento e lo proiettiamo scopriamo che
esso non contiene una parte della mela ma ancora tutta la mela intera:
ovviamente il livello di definizione dell'immagine è diminuito
ma, ciononostante, nessuna parte della mela è scomparsa.
Alcuni ricercatori pensano che molti elementi dell'universo funzionino
come ologrammi. Ad esempio, il cervello non conterrebbe le immagini
in un punto preciso. Questa sarebbe invece proiettata su tutta un'area,
in ogni parte della quale non troviamo un frammento dell'immagine
ma l'immagine intera.
L'idea dell'ologramma è usata anche per descrivere la rete
energetica soggiacente alla materia. La modificazione della polarità
di un fotone influenzerebbe istantaneamente quella dell'altro fotone
proprio perché, nella rete energetica soggiacente, i due
punti dove avviene il cambio di polarità contengono, come
un ologramma, tutto l'universo.
Analogalmente il DNA presente nel nucleo di ogni cellula di un essere
vivente contiene il modello dell'intero essere. Tanto che possiamo
clonare alcune cellule e ottenere una copia viva dell'animale dal
quale sono state prese (vi ricordate la pecora Dolly?).
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Queste
constatazioni ci mostrano che il mondo è estremamente interconnesso,
cioè i fenomeni sono collegati tra loro intimamente. Gli
esperimenti sui fotoni ci mostrano che c'è una sorta di "conoscenza",
un tipo di informazione che sembra quasi essere dentro tutto quello
che ci circonda. In qualche modo il fotone sa da quale fessura è
passato l'altro fotone non perché qualcuno glielo abbia detto
ma perché esso contiene dentro di sé un modello, un
ologramma dell'universo esterno.
L'idea è che ogni particella sub atomica sia un frammento
dell'ologramma.
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