Tuttavia
questa ragione può essere una concausa non certo la
motivazione principale. Per cercare di avere le idee più
chiare vediamo una tecnica (poco nota) usata dai viaggiatori
nel deserto del Sahara da millenni. Essi costruiscono montagnole
di sassi per estrarre l'acqua. Il meccanismo è semplice
e geniale allo stesso tempo. All'interno i sassi sono freschi
e l'umidità (trasportata dal vento attraverso il deserto)
si infiltra tra le pietre dove trova una temperatura più
bassa e si condensa. Pietro Laureano ha viaggiato a lungo
nel deserto e racconta di aver raccolto, in una sola notte,
un litro d'acqua utilizzando, per l'estrazione, un montarozzo
di pietra alto circa 1,8 m e un telo di plastica. Usando una
pelle conciata il risultato non dovrebbe essere diverso.
In
quei luoghi desertici procurarsi acqua è di fondamentale
importanza e l'uomo ha imparato varie tecniche per farlo.
Un
altro sistema consiste nell'avvolgere, con tessuti, delle
pietre scaldate al fuoco e poi lasciarle in una bacinella
per tutta la notte. Al mattino si strizzano i tessuti che
hanno assorbito lčumidità della notte.
Per
rendere più umide le oasi si usa poi costruire dei
muretti antivento fatti di blocchi di sale o mattoni crudi.
Questi assorbono l'umidità notturna e la rilasciano,
poi, durante il giorno.
Questi
metodi, oggi, sono usati solo nel deserto ma, ai primordi
della civiltà, sono stati impiegati anche dai colonizzatori
delle zone paludose. Sembra assurdo ma procurarsi acqua potabile
in una palude è un problema molto serio.
L'acqua
della palude pullula di batteri che provocano infezioni intestinali.
Andrebbe bollita, certamente, ma anche una semplice operazione
come questa poteva creare problemi a noi inimmaginabili.
La
bollitura dell'acqua richiede una grande quantità di
legna da ardere e procurarsi legna in una palude usando accette
di pietra è un lavoro non indifferente. Avete mai provato
a tagliare un albero con un sasso affilato? Beh, con la motosega
è tutta un'altra cosa! E anche far bollire l'acqua
bruciando erbacce non è uno scherzo. L'agricoltura
era ai primordi e non si producevano ancora grandi quantità
di materiale vegetale di scarto.
Le
seghe (intese come attrezzo agricolo) non esistevano e non
avevano neppure un gran numero di bovini, splendidi animali
che fanno quella bella cacca che poi, una volta seccata, è
formidabile da bruciare per bollire l'acqua del the. Fu così
che essi cominciarono ad usare il sistema dei cumuli di sassi
che intrappolano il vapore acqueo presente nell'atmosfera.
Un'ovvia evoluzione del montarozzo di pietra per raccogliere
l'umidità è quella di farne uno largo almeno
una decina di metri con un pozzo al centro. Alternando pietra
sabbia e argilla si ottiene un ottimo sistema per filtrare
l'acqua quando tutto intorno è allagato. Ecco spiegata
la funzione delle mastabe: palafitte di pietra e pozzo, filtro
per l'acqua.
Alcuni
furono fortunati e trovarono delle belle colline, offerte
dalla natura, che raccoglievano acqua. Ad esempio, nel deserto
del Sahara ci sono delle collinette in cima alle quali sgorga
l'acqua. Qui non stiamo parlando delle vene acquifere che
giungono in superficie per pressione (pozzi artesiani). Esse
si formano grazie all'azione dell'acqua che, evaporando attraverso
porosissime rocce calcaree, porta in superficie sali di roccia.
Nei
millenni questi accumuli di calcare arrivano a formare tumuli
alti parecchie decine di metri (hai presente i buchini della
cornetta della tua doccia intasati di calcare? Beh, non hai
idea i miei!). Queste collinette si trovano su vene d'acqua
poco profonde. L'acqua - per capillarità e grazie al
calore del sole che scalda l'esterno delle collinette - sale
all'interno di queste arrivando a formare piccole sorgenti
sulla cima.
Erodoto
aveva già scritto di queste colline sulla cui cima
sgorgava l'acqua. Già fin dall'età della pietra
esse venivano scelte come luogo dove costruire i villaggi.
Gli uomini le avevano usate per questo scopo già prima
che i mutamenti del clima trasformassero la palude in un deserto.
Queste colline di calcare offrivano acqua purissima filtrata
da decine di metri di pietra. Molte di queste montagnole,
ancor oggi, forniscono acqua.
Ora,
stupisciti. Indovina con che materiale sono state costruite
le piramidi e le mastabe? Con calcare o
argilla (che ha anch'essa una grande capacità
di assorbire acqua per capillarità). Questo principio,
a quei tempi, si conosceva molto bene.
Insomma,
questi popoli costruirono colline artificiali che funzionavano
come pompe passive per estrarre e depurare l'acqua della palude
imitando quel che la natura aveva fatto in milioni di anni.
Forse successe per caso che sulla cima di una mastaba sgorgasse
l'acqua e decisero di sviluppare la scoperta.
Dopo
le prime eroiche imprese di bonifica, le terre strappate alla
palude e gli argini edificati dall'uomo ridussero la larghezza
del fiume. Questo ebbe l'effetto, insperato, di rendere più
impetuosa la corrente del Nilo cosicché aumentò paurosamente
la sua capacità di drenaggio. L'acqua
scavò un letto più profondo corrodendo
la pietra. Inoltre cominciò a piovere sempre di meno.
La
palude si ritirò. Le colline artificiali si trovarono
all'asciutto e si dovette intervenire per ripristinare la
produzione d'acqua. Nacque così l'idea di approfondire
il pozzo delle mastabe. Alcune vennero ingrandite fino a diventare
enormi piramidi tronche che, con i loro lati inclinati, raccolgono
magistralmente il calore del sole e aspirano l'acqua dalle
vene sotterranee. Inoltre si decise di circondarle con argini
e formare così bacini naturali per tenere bagnata la
base del tumulo durante la stagione secca. In questo modo,
grazie ai pozzi scavati sotto la piramide durante la stagione
piovosa essa funziona anche come filtro: dal bacino intorno
alla piramide l'acqua si infiltra fino al pozzo arrivandovi
pulita.
Passano
i secoli e il Nilo si abbassa sempre più.
Un
giorno, poi, arrivarono i cattivi.
Orde
bellicose di allevatori e pastori, provenienti dalle steppe
euroasiatiche, invasero l'Egitto. Dotati di arco e forti della
loro superiorità militare, dovuta anche all'uso del
cavallo in battaglia, i guerrieri sconvolsero queste terre
importando la guerra.
Queste
tribù, alla ricerca di pianure fertili e popoli da
soggiogare, migrarono verso l'Europa e l'Asia minore muovendosi
con mandrie di cavalli e greggi di pecore, massacrando e saccheggiando.
La
loro apparizione è datata intorno al 4500 a.C. ma è
probabile che siano arrivati in Egitto (protetto a est dal
deserto e dalle montagne) solo più tardi. Comunque
il loro arrivo ebbe un effetto devastante sulle pacifiche
popolazioni egiziane che non conoscevano la guerra, non circondavano
i loro villaggi di mura e non sapevano combattere.
Ma
i primi egiziani avevano il vantaggio che, al centro dei loro
villaggi, c'erano le piramidi tronche. Non ci volle molto
per capire che rappresentavano una formidabile struttura difensiva!
E' molto probabile che inizialmente queste non fossero molto
alte, forse 30
metri, ma questa altezza era già sufficiente. I primi
rudimentali archi non offrivano un'ampia gittata. Tra un sasso
lanciato dall'altezza di uno di questi cumuli e una freccia
lanciata con l'arco da terra, è naturale che il sasso
fosse più efficace.
L'arrivo
di questi barbari, lo shock della guerra e delle necessità
difensive sconvolse queste genti mansuete. E infatti verso
il 4000 a.C. la qualità dei vasi prodotti diminuisce
drasticamente. Non c'è più tempo per certe raffinatezze
(cultura di Naqada I).
Immagino
che rapidamente gli egiziani imparino a fabbricare archi da
guerra. Questo popolo organizza una milizia e, soprattutto,
si dedica febbrilmente ad alzare le piramidi tronche. Probabilmente,
allčinizio, erano a gradoni e le rendono più efficienti
dal punto di vista militare dotandole di lati lisci, più
difficili da scalare. Per farlo forse si usò una copertura
di argilla cruda. Infatti tutte le piramidi che sono crollate
ci permettono di osservare il loro interno e mostrano chiaramente
che sono state costruite in varie fasi.
Generalmente
il tumulo iniziale era un semplice torrione sul quale venivano
via via costruiti altri gradoni di grandezza decrescente.
Gli egittologi si sono ovviamente resi conto di questo fenomeno
ma sono totalmente convinti che le piramidi siano state costruite
in un'unica fase. Giustificano l'evidenza affermando che il
progetto iniziale è stato ampliato durante la costruzione.
In pratica il faraone è arrivato, ha guardato la sua
tomba e ha detto: "Fateci sopra un secondo livello! La
voglio anche più larga sennò da morto ci sto
stretto." Poi tornava una seconda volta e diceva: "No,
ancora più grande! Così fa schifo!"
Insomma
dicevo che le piramidi,
durante il periodo delle invasioni, vengono ampliate
ed innalzate ma, ovviamente - dovendo servire da rifugio per
la popolazione - vengono lasciate tronche.
I
continui attacchi dei pastori nomadi portarono, infine, alla
costruzione di piramidi tronche di misure enormi. Alcune raggiungono
un'altezza di oltre 100 metri. Immagina quali potenzialità
difensive potevano avere! A differenza delle mura del tempo
non era possibile demolirle se non con anni di lavoro e le
tribù guerriere non erano organizzate per assedi così
prolungati. I greggi delle pecore degli invasori distruggevano
rapidamente i pascoli e dovevano spostarsi verso altre terre.
I primi invasori erano privi di macchine da guerra. I loro
attacchi potevano essere bloccati con semplici mezzi. Bastava
far rotolare qualche pietra dalla cima della piramide tronca
per bloccare qualunque attacco. Infine, in cima alla piramide,
come si è visto, sgorgava l'acqua (elemento indispensabile
per resistere ad un assedio prolungato). Forse si costruirono
là in cima anche cisterne. A quei tempi la piramide
tronca era proprio l'ideale per resistere a un assedio. Oltretutto,
il fatto che la piramide si ergesse al centro di un bacino
artificiale era un ulteriore elemento difensivo.
Nacque,
però, un problema: crescendo in altezza le piramidi
perdevano, progressivamente, la capacità di funzionare
bene come pompe filtranti. Forse per questa ragione quelle
più alte hanno, oltre al pozzo sotterraneo, anche un
condotto che porta a una camera situata più in alto
del livello del terreno. Queste stanze, che oggi sono definite
camere mortuarie, in principio dovevano essere dei condensatori.
Queste stanze sono sopraelevate maggiormente proprio nelle
piramidi più alte. E suppongo che esistesse un passaggio
che permettesse di scendere nella camera di condensazione,
dalla cima della piramide tronca, per attingere l'acqua. In
effetti, nella piramide di Cheope, la camera del faraone -
con le sue 5 camere sovrapposte - sembra proprio un moderno
condensatore.
Gli
accademici giustificano questa struttura sostenendo che si
tratti di camere con la funzione di scaricare il peso della
parte superiore della piramide, evitando che il soffitto della
camera del faraone sprofondasse. Però si rendono conto
che si tratta di una scelta architettonica esagerata. Dice
ad esempio Cimino: "Molti tecnici hanno rivolto critiche
a questo dispositivo di protezione considerato eccessivo,
specificando che sarebbe stato sufficiente costruire un solo
vano di scarico con soffitto a V rovesciata e facendo gravare
la spinta lateralmente sul massiccio."
Si
sa, gli egiziani erano pirla.
Gli
anni tra il 4500 e il 3000 furono, in tutto il Mediterraneo,
anni di grande crisi. La guerra sconvolse la vita dei popoli
matriarcali e la Eisler1 parla di crisi demografica e della
cattiva qualità dei manufatti. Questi non venivano
più elaborati accuratamente come in passato. Come si
è detto anche in Egitto vi è stata una certa
crisi, ma non violenta come altrove, è facile intuire
che le piramidi garantivano, agli egiziani, una relativa tranquillità.
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