Capitolo
primo
CONOSCENDO
Sono molte le persone che si irritano a sentir parlare di fisiologia
sessuale, di come funzionano i genitali e delle ricerche in
proposito. "Ma l'amore e il far l'amore è tutt'altra
cosa", obiettano, "tutto dipende dalla mente",
"se sono innamorato è un conto, altrimenti non mi
interessa", "se mi arrapo non posso pensare a come
funzionano i miei organi".
Ma come potremmo ascoltare la musica ed emozionarci a una sinfonia
di Mozart se non avessimo orecchie e udito funzionanti? Come
potremmo correre incontro al nostro amore se non avessimo piedi
e gambe? Come potremmo godere della sua immagine se non avessimo
occhi e vista? Infine, se tutto dipende dalla mente anche il
cervello deve poter funzionare poiché basta l'anestesia,
per non parlare della morte, a metterci completamente fuori
dalle possibilità del sentire del pensare e dell'agire.
D'altra parte è pur vero che mentre ascoltiamo la musica
non pensiamo al sistema auricolare. Mentre corriamo incontro
al nostro amore la nostra attenzione è tesa solo a raggiungerlo
in fretta, e non alle gambe. E così via.
Mente
e corpo sono uniti in un reticolo strettamente interconnesso.
Fanno parte dell'anatomia che costituisce il nostro motore di
cui la fisiologia è il funzionamento. E se è importante
descrivere il motore è perché non solo l'anatomia
e la fisiologia sono basilari, ma lo è anche il modo
in cui noi stessi li immaginiamo. Se dico, per esempio, che
l'indice è composto da tre ossa differenti, subito mi
viene voglia di guardarmi il dito, di muoverlo, di concentrarmi
e di sentirlo. Il conoscere mi consente di percepire con accresciuta
attenzione.
Va qui ricordato che il discorso che si sta facendo è
limitato alla corrispondenza tra conoscenza del corpo e percezione
mentre le funzioni erotiche in generale dipendono dal grado
di coinvolgimento emotivo della persona. I meccanismi della
mente, come ha spiegato Colin Blakemore, ci dicono che la percezione
non può procedere senza una prospettiva. Dobbiamo dunque
passare attraverso un processo di familiarità che creiamo
solo con esperienze finalizzate, ripetute e consapevoli.
Per esempio, chi cresce in città, al contrario di chi
vive in campagna, conosce raramente il nome delle piante e delle
erbe. Così è per le parole del sesso: se le varie
parti degli organi sessuali hanno per noi una scarsa varietà
di vocaboli è perché il sesso è un territorio
poco familiare, poco esplorato, riservato a visite guidate per
scopi igienici, a percorsi stereotipati, o alle incursioni più
ampie nel buio della clandestinità e della trasgressione.
Gli eschimesi hanno una cinquantina di nomi per distinguere
un tipo di neve da un altro, categorie che noi non possediamo
poiché la neve non costituisce per noi un fatto importante
come per gli eschimesi. Se molte persone pensano che la conoscenza
anatomica degli organi sessuali rischi di raffreddare i desideri
erotici è perché nella cultura occidentale solo
l'amore romantico ha dato qualche volta al sesso una connotazione
positiva più alta, all'insegna della passione, del momento
magico in cui ai genitali viene tolto ogni significato negativo,
ricongiungendoli al corpo d'amore.
L'anatomia, invece, si inserisce nella ricerca della medicina
positivista tradizionale che è nata per occuparsi prevalentemente
del corpo malato e liberarlo dal dolore, perciò quando
tratta dell'anatomia fa riferimento al cadavere dissezionato.
Questa è una delle ragioni per cui si fa resistenza a
conoscere gli organi sessuali. Una resistenza tutto sommato
giustificata: la medicina in genere si riferisce a un corpo
che ha perduto il suo senso vitale fondamentale: è un
corpo morto e immobile, oppure descritto meccanicamente nel
movimento fisiologico. Il linguaggio clinico, perciò,
finisce per dare una sensazione di freddo, di gelido, come il
bisturi che fruga nel corpo per carpirne i segreti, distaccato
nel suo classificare e catalogare, lontano dalle sensazioni.
Se è vero che il linguaggio corporeo è il più
significativo perché più immediato, è anche
vero che nella nostra società è la comunicazione
verbale che permette di esprimere la totalità delle emozioni
e delle percezioni umane, in pienezza e profondità. Il
linguaggio ha l'effetto di dare voce, forma, colore e sentimento
a ciò che definisce e le parole sono strettamente legate
agli atteggiamenti.
Per
ragioni storiche e culturali le parole sessuali hanno ben poche
connotazioni, per cui sembra che il parlare di sesso in modo
positivo non sia affatto facile. Le parole sessuali, infatti,
vengono molte volte usate per dar colore al linguaggio quotidiano,
spesso in modo dispregiativo, il che finisce poi per essere
fonte di confusione quando ci troviamo a comunicare qualcosa
di piacevole. D'altra parte termini come "organo sessuale",
"pene" o "vulva" sembrano risultare, come
dice Eric Berne, parole fredde e secche, mentre andrebbero usate
parole umide e calde.
Dobbiamo ricordare che le sensazioni sono plasmate dalla cultura
in cui cresciamo e viviamo. E vedremo che vi sono alcune sensazioni
sessuali socialmente accettate, mentre altre non lo sono affatto.
L'obelisco
di Tutankamen
La ragione per cui è importante conoscere l'anatomia
del sesso è che in nessun campo come in questo, gravido
per secoli di interdizioni e tabù, vi è la tendenza
a sostituire la fantasia con la conoscenza.
"La fantasia" scrive Hillman "interviene là
dove manca la conoscenza esatta; e quando la fantasia si intromette
diventa particolarmente difficile pervenire a una conoscenza.
Viene così a formarsi un circolo vizioso e il mitico
usurpa la formazione della teoria; inoltre la fantasia trova
prove del mitico nei fatti".
Jamake Highwater usa il concetto di mito nel significato di
"espressione mediante immagini e storie di quella che è
creduta una verità sacra e immutabile", e anche
per lui gli atteggiamenti e i comportamenti sessuali sono sempre
stati un'espressione altamente variabile dei valori che gli
stessi miti contengono. È così che le immagini
sul corpo umano variano da società a società,
da periodo a periodo, trasformandosi al flusso di diverse visioni
mitiche.
Per raccontare la storia della conoscenza o dei miti sul sesso
è più facile scrivere la storia del corpo della
donna piuttosto che dell'uomo, perché gli eventi si sono
succeduti in un solco culturale in cui la storia sugli uomini
non era necessaria.
Fino pochi decenni fa il corpo femminile è stato rappresentato
come problematico e instabile. Una versione diversa e incompleta
del corpo maschile, ritenuto invece "stabile e senza problemi".
Ma il femminile esiste come "genere" solo in relazione
agli aspetti sociali o in un contesto sociale dove lo standard
è stato considerato il maschile. L'equivoco di stampo
misogino è rintracciabile in tutta la ricerca biologica
sulla donna.
Attenzione però, perché ciò non significa
che un approccio più obiettivo, articolato o avanzato,
e magari di stampo scientifico più femminista, possa
darci un quadro più obiettivo delle differenze sessuali.
Il fatto è che quando si percorre la storia della scienza
si scopre che essa ha sempre lavorato per giustificare e legittimare
non solo le differenze di sesso, ma anche di razza e di classe
a svantaggio dei più deboli.
Making sex sostiene che non esiste una rappresentazione "corretta"
del sesso della donna rapportato al sesso dell'uomo, e quindi
tutta la letteratura sull'argomento è fuorviante. Questa
è una delle ragioni per cui cerco di offrire una storia,
più o meno corretta, delle varie rappresentazioni. E
il raccontare la storia del corpo, non è a scopo di glorificazione
del femminile o, di nuovo, del maschile, né di riconoscerne
implicite superiorità. Gli studi su cui ci stiamo basando
io, Laquer e altri, registrano semplicemente la sostanziale
incoerenza delle categorie sessuali fin qui usate, maschili
o femminili che fossero.
Lo svettare di cazzi dai banchi di scuola, dai gabinetti pubblici,
dall'interno degli ascensori e dai graffiti ad ampiezze colossali
sui muri, è la trasposizione fantastica del visibile.
è una tradizione di conoscenza che si dirama dai banchi
di scuola di tutto il mondo. è la rappresentazione del
pene in erezione, nel suo stato straordinario, è l'idea
fantastica e immaginaria che l'uomo ha del pene. Forse per questo
essi trovano fastidioso mostrarsi con il pene in stato di riposo,
e nell'incontro con la donna tendono a spogliarsi solo dopo
che sono eccitati.
Come affermava un intellettuale impegnato: il suo obbligo sociale
è quello di stare su: "Quando è giù
è così triste!". Crudele condizione di un
obbligo cui non si può né obbedire né disobbedire
a volontà.
La
teoria del corpo sessuale, come la teoria del corpo umano, non
è solo parte della fantasia. È la teoria di me
come uomo e di te come donna, e viceversa. È la teoria
che fonda i rapporti, e i rapporti fondano la teoria. La nostra
fantasia è nutrita dalla memoria, dalle teorie su ciò
che io penso di me, su ciò che penso di te, su ciò
che penso tu pensi di me e così via... E la fantasia
e l'immaginazione fanno parte del sistema di riferimento per
cui i nostri comportamenti e i nostri sentimenti vengono selezionati
per confermare ciò di cui siamo convinti. Se, per esempio,
mi dicono fin da piccola che la parte più brutta di me
è quel neo sotto il mento, e la mamma se ne vergogna
e fa di tutto per coprirmelo, finirò per concentrare
su quel neo tutte le mie sventure. Se mi dicono che le mie mani
sono belle e affascinanti, le muoverò con sapienza e
sicurezza, le curerò con attenzione adornandole con anelli.
Napoleone diceva: "L'anatomia è destino", volendo
affermare che l'uomo è superiore alla donna e che non
c'è nulla da fare perché il genere sessuale determina
tutta la vita. Questa frase di Napoleone fu poi ripresa da Freud.
Ma a quale anatomia essi si riferivano? All'anatomia del fantastico
per cui esiste soltanto ciò che si mostra: il pene dell'uomo
(vedi i banchi di scuola) è di più a fronte di
una fessura fatta di niente della donna? A una presenza maschile
di fronte alla costruzione di un'assenza femminile? Negli ultimi
decenni la ricerca scientifica si è aperta anche alla
fisiologia sessuale, soprattutto femminile, classicamente definita
come un continente "nero" e misterioso.
Per quanto riguarda l'uomo, l'evidenza del pene e l'apparente
semplicità del ciclo erezione-eiaculazione, ha impedito
una ricerca di conoscenza anatomica e fisiologica sulle reali
possibilità del piacere maschile, che appare, così,
assai più limitato rispetto al piacere della donna. Come
dichiararono i due autori francesi de Il nuovo disordine amoroso:
"L'eiaculazione, paragonata al piacere che, nel migliore
dei casi, la donna può trarre dal pene, è evidentemente
uno scambio impari: il quasi nulla in rapporto al quasi tutto".
La nozione-teoria di una differenza intrinseca che produrrebbe
un'attrazione fra entità opposte, tra uomo e donna è
diventata dominante solo dopo il XVIII secolo ed è una
nozione completamente assente nella medicina classica del Rinascimento.
L'obiettivo di Laquer è dimostrare che la biologia dell'unisessualità,
dell'inconfrontabilità o della non differenza fra i sessi,
ha condizionato la visione del corpo e le strategie sessuali
per più di 2000 anni. E sapere tutto questo quanto può
incidere sulla povera autostima maschile?
Chi ha una Ferrari
impari a guidarla
Gli uomini, quanto le donne, hanno subìto gli effetti
dei tabù sulla sessualità. Le donne hanno scoperto
nuove dimensioni. È arrivato anche per gli uomini il
momento di farlo. È perciò importante vedere con
occhi nuovi la fisiologia sessuale e svelare il mistero maschile.
Infatti, quando possiamo ampliare le basi fisiologiche delle
nostre esperienze soggettive, aumenta anche la nostra stessa
capacità di viverle e di goderne. Ciò non significa
che il piacere dell'amore sia pura attenzione al funzionamento
genitale, né che ciò produca di per sé
un buon rapporto con l'altro. Il mistero maschile è anche
e soprattutto nei sentimenti sepolti. Il rapporto, l'intesa,
l'amore, non possono acquistare pienezza senza il sentire.
D'altra parte non è uno spreco incredibile usare il nostro
corpo e le nostre emozioni, che hanno la potenzialità
di una fuoriserie, come se ci avessero dato un'utilitaria?
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