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CERVELLI
VERDI FRITTI

di JACOPO FO

Nuova edizione rivista e ampliata

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L'UNIVERSO CE L'HA CON TE

A volte appare lampante che ti vogliono triturare le palle dentro il macinacaffè. E questo senza che tu abbia qualche colpa. È andata così e non c'è niente da fare. Invece ci sono dei carognoni, cattivi, falsi e vigliacchi, che gli va tutto a gonfie vele. Uno schifo.
Tu dici: «Ma guarda, quel figlio di uno sciacallo sifilitico, ladro, iena e senza cuore gli va tutto liscio e si scopa pure quel gran pezzo dell'Ubalda, tutta nuda e tutta calda. Ma (grandissimo scaracchio d'asino!), perché io soffro le pene dell'inferno, anche se aiuto i sordi ad attraversare la strada, e quello stronzo marcio immorale più strappa le ali alle mosche e le bruciacchia con la fiamma ossidrica e più fa tredici al totocalcio?»
Ma allora ditelo che l'universo, la natura, Dio, l'energia cosmica, Buddha, Visnù e tutti i profeti hanno fatto una holding monopolistica, all'unico sacrosanto scopo di sfondarmi i timpani, frullarmi gli intestini, fottermi i giorni di vacanza, fondermi qualunque elettrodomestico io compri e fracassarmi qualsivoglia rapporto umano. E, per giunta, foraggiano con ogni sorta di delizia, bonus e godimento, qualunque ebefrenico deficente, alito-leso che gli venga in mente di venire ad ammorbarmi col suo fiato mefitico, allo scopo di tradirmi, imbrogliarmi, raggirarmi o comunque recarmi danno, schifo, ribrezzo e noia.
E vaffanculo allora! Ma possibile che Dio, con tutto quel cazzo che avrebbe da fare, in tutte 'ste moccolose galassie in fiamme, piene di ogni sorta di putridume, abbia da perdere tutto 'sto tempo con me che conto meno di una merda di gatto?
No, in effetti Manitù, Odino, il Tao e Kalì non ti si filano proprio. Hai voglia prima che si accorgano che nella quattromillesima galassia a destra, nel tremilaottocentesimo sistema solare a sinistra, sul terzo pianeta, abita uno di quei 5 miliardi di relitti umani che quotidianamente annaspano, soffrono, odiano, ansimano, copulano e fanno cazzate mostruose una dietro l'altra, comunque convinti che l'universo ce l'abbia con loro, a prescindere da quanti chilotoni di oro, fortuna e amanti possano godere.
Perciò rilassati. Non sei tu il bersaglio preferito della sfiga cosmica. È un problema razziale. È la razza umana nel suo complesso che il creato vuole maltrattare. Cioè, come si dice: mal comune mezzo gaudio.

Starai male. Tanto male
Si nasce, si muore. Già questo basterebbe per diventare bestemmiatori professionisti. Ma, come se non fosse sufficiente, tra la nascita e la morte siamo esposti a una quantità esagerata di disastri. Non basterebbe tutto questo libro per elencare le malattie che sono in grado di renderci la vita più insopportabile di un pomeriggio passato da soli, in casa, con venti marines che ti picchiano, e neanche la consolazione di un film comico in televisione.
Trecento milioni di razze diverse di virus, batteri, funghi, e amebe non sono sembrati, al buon Dio, sufficienti per provocarci dei dolori abbastanza spasmodici. Quindi ha inventato gli incidenti.
Passiamo l'infanzia a sbucciarci i ginocchi cascando per terra e, quando finalmente siamo in grado di camminare, scopriamo che questa libertà di movimento ci apre sconfinati orizzonti traumatici e infinite possibilità di procurarci dolore.
Caviglie storte, stipiti, spigoli, dita maciullate in porte, portiere e cassetti, frontali con auto lanciate ad alta velocità, camion, trattori e caterpillar, ponti che ci crollano sotto i piedi, palazzi che ci franano in testa, bombe sui treni, aerei che precipitano, navi che affondano, teppisti, scippatori, maniaci, presse, trance, lame e scale che spariscono all'improvviso lasciandoci lì a precipitare. Per non parlare di proiettili vaganti, pulizie etniche e guerre patriottiche. Un macello.
Nei momenti di quiete sono invece le persone che amiamo che si occupano di trapassarci il cuore senza neanche l'anestesia. Se poi non succede niente di niente cadiamo in uno stato depressivo e la noia ci strangola lentamente.
La domenica, poi, qualcuno che amiamo muore o inizia a soffrire in maniera straziante. Oppure siamo colpiti a tradimento dalle immagini del telegiornale che indugiano sadicamente sui corpi scheletrici dei bambini africani uccisi dalla fame o da quelli italiani massacrati dal mostro di Foligno. Non c'è via di scampo. La vita è una merda. Suicidarsi subito è saggio, onesto e lungimirante.
Peccato che non abbiate i coglioni per farlo.

Perchè Dio ti odia
(brutto mostro che non sei altro!)
C'è una ragione che spiega perché l'universo ci maltratta così? Certo che c'è. E bella chiara. Almeno su questo cristiani, musulmani, induisti e buddisti sono d'accordo, anche se con piccole differenze.
Cristiani e musulmani dicono che Dio aveva creato Adamo ed Eva e gli aveva dato il paradiso ma quelle due teste di cavolo marcio hanno disubbidito all'ordine di non mangiarsi le mele. Allora Dio s'è incazzato a livello divino e ha programmato di mettere a tortura i loro figli e i figli dei loro figli per i successivi 20 milioni di anni (vincendo così il premio "Cuore d'oro" 1967). E ringraziate che Dio è Amore Infinito, che se era uno stronzo qualunque le pulci e le piattole le faceva nascere alte 2 metri e con un lanciafiamme laser incorporato. Induisti e buddisti invece credono che l'esistenza della vita sia una cazzata madornale dovuta a una serie di qui pro quo galattici e che lo scopo ultimo delle brave persone sia l'eliminazione totale di qualunque forma vivente. Interrompendo finalmente il ciclo delle morti e delle rinascite l'universo potrà tornare a essere un'allegra palla incandescente di pura energia non più ammorbata da noi cacchine puzzolenti.
Buddisti e induisti rincarano poi la dose sostenendo che, in questo panorama di orribile esistenza, ogni disgrazia che ti capita è causata dalle carognate che hai commesso nelle tue vite precedenti. Cioè: già vivendo si commette un crimine federale, perché l'esistenza della vita è una sozzuria che produce solo escrementi e attira una mega iattura cosmica, in più ogni cazzata che fai in questa vita comunque la pagherai in quella successiva. Tanto che il massimo per un uomo pio è sedersi sotto un albero, smettere di mangiare, scopare, lavorare e fare qualunque cosa, limitandosi a dire a tutti quelli che passano di lì che devono fare altrettanto.
Bene, calcolando che queste quattro religioni sono seguite dalla maggioranza del genere umano, risulta chiaro che la nostra razza ha capito che Dio ci picchia, che ha un motivo per picchiarci e che ha pure ragione a farlo. Inspiegabilmente gli umani continuano a lamentarsi istericamente quando passeggiando perdono le gambe, calpestando una mina anti uomo di fabbricazione italiana. Volendo essere sinceri come un bimbo alla prima comunione, dobbiamo ammettere che c'è un'élite religiosa che vede le cose in modo più elastico.
Secondo questa minoranza istruita, l'origine del dolore starebbe nel fatto che l'umanità è diventata cosciente. Infatti la mela non era un vegetale qualsiasi ma il frutto dell'albero della conoscenza. Cioè l'umanità soffre perché seguendo un disegno celeste, si è evoluta diventando intelligente.

Le bestie se la spassano?
La questione della coscienza è centrale. Ci sono fantastiliardi di organismi unicellulari, batteri, virus, amebe, licheni, muffe e insetti che non sono provvisti di ricettori del dolore. Cioè quando li stritoli non provano assolutamente nulla (o quanto meno non sentono un vero e proprio dolore, al massimo un leggero disappunto). Gli animali superiori sentono il piacere e il dolore ma non ne sono coscienti. Quindi la loro capacità di soffrire è limitata dal fatto che non possono rimuginare sulle loro disgrazie né torturarsi immaginando tutto il dolore che nel futuro dovranno sopportare.
Inoltre tutte le creature hanno a disposizione un perfetto sistema che gli permette di andare in tilt ogni volta che la vita diventa troppo dura. Se avete visto un topo mangiato da un gatto, o una gazzella sbranata da un ghepardo, avrete notato che durante la fuga entrano in uno stato parossistico nel quale tutte le energie sono concentrate nel tentativo di evitare di essere presi. Ma quando un animale viene addentato irrimediabilmente, è colto da uno stato di paralisi simile alla trance.
Il corpo si irrigidisce, l'emozione travolge tutto l'essere, paralizzandolo, e la creatura, seppur ancora viva cade in uno stato catatonico o sviene. Non c'è coscienza del dolore. Vi sarà forse capitato di subire un'aggressione. Generalmente nella fase della lotta la vostra mente è unicamente focalizzata sulla possibilità di mettersi in salvo, ma se soccombete e iniziano a colpirvi selvaggiamente, perdete ogni contatto con la realtà.
Quando ti picchiano non senti dolore. Il dolore comincia dopo un po' che hanno smesso di percuoterti. Mentre ti percuotono, al massimo, senti un dolore psicologico, non dovuto a quel che ti fanno fisicamente ma all'orrore che ciò provoca nella tua coscienza.
In effetti nell'umano, a volte, questo meccanismo di autodifesa si inceppa. La coscienza può essere troppo forte e riuscire a resistere alle emozioni. Cioè non si riesce a staccare la testa di fronte al pericolo e si percepisce così il dolore fisico ingigantito perdipiù dal dolore psicologico. In questo caso farsi camminare sopra dai carri armati dell'Armata Rossa cinese, in piazza Tien An Men, diventa un'esperienza dolorosissima.

Dal letame nascono i fiori
Il fatto che solo l'umanità abbia un'illimitata capacità di soffrire, mentre piante e animali svengono subito, ci può far pensare che la cattiveria divina in fondo abbia un limite.
L'odio di Dio è selettivo in maniera particolare. Dio odia gli esseri umani. Salta all'occhio che quest'avversione è collegata al fatto che noi bipedi evoluti abbiamo la coscienza, i pensieri, la memoria, i sensi di colpa e le fobie ossessive-paranoico-schizoidi-depressive.
Già i greci sospettavano che fosse una questione di gelosia. Dio è imbestialito perché voleva essere il solo ad avere una mente acuta e creativa. Infatti Giove perse il self-control quando Prometeo rubò agli Dei il fuoco e insegnò all'umanità come usarlo. Prometeo fu incatenato sul Caucaso e uno stormo di aquile fu incaricato di divorargli il fegato. Colmo della sfiga ogni notte l'organo divorato gli ricresceva, così all'alba i fottuti rapaci potevano ricominciare.
Pure la storia di Pandora è illuminate. Giove, in un momento di bontà rinchiude tutti i vizi e tutte le malattie del mondo in un vaso sigillato e lo affida a Pandora. Questa disgraziata, invece di seppellirlo in fondo a una voragine, vuole vedere cosa c'è dentro. Lo apre e tutto il marcio viene fuori e ammorba il mondo.
Ora, pensare di vivere con un Dio geloso, iroso, punitivo e vendicativo è veramente una cosa angosciante. Anche perché il creatore ha i superpoteri e se gli girano i Santissimi può pure cambiare le carte in tavola e trasformare un'innocua cornetta del telefono in un mostro mordace e carnivoro che ti azzanna l'orecchio e poi se lo mastica con voluttà emettendo gridolini e tu... tu... disarticolati.
Vivere così, senza garanzie, nell'incertezza e nella paura di essere improvvisamente aggrediti da un qualunque apriscatole, è inaccettabile. Vivere solo per dilettare il sadismo divino è un'umiliazione indegna di un essere umano. Se avete un minimo di dignità dovete assolutamente suicidarvi subito. è l'unica cosa che lo fa veramente incazzare. Ma visto che, come ho già detto, siamo un branco di pusillanimi, non ci resta che un'altra, unica, possibilità. Vedere le cose da un diverso punto di vista. E se Dio non fosse veramente cattivo ma solo un po' limitato? Magari il mondo è così perché Lui, poverino, non aveva i mezzi per farlo meglio... Non tutte le ciambelle riescono col buco. Bhe, noi viviamo in una ciambella senza buco.
Magari il Nostro Creatore è il più sfigato nell'esclusivo Club delle Divinità. Da qualche parte esistono Dèi veramente onnipotenti che hanno creato mondi dove tutti nascono già con la Ferrari in dotazione, i denti non si cariano mai, e tutte le ragazze hanno tette inverosimili che non si afflosciano neppure dopo 1000 anni. E anche i piselli sono diversi. Vivono costantemente in posizione acceso. L'unico inconveniente è che hanno gravi difficoltà a centrare il water quando fanno pipì. Hanno il getto parabolico. Ma non è un gran danno, fanno dei water grandi come vasche da bagno così gli uomini riescono a centrarli.
Bhe... ci è andata male, ci siamo beccati la mela bacata. Invece di fare sempre i lamentosi, dovremmo provare un minimo di solidarietà di squadra per il nostro povero Dio. Credete che lui non soffra quando va ai party divini e tutti lo prendono in giro perché sul suo unico pianeta abitato è scoppiata l'Aids e pure a lui sono venuti i brufoli?

Un dio sfigato
Prima di tranciare giudizi facili su Dio, proviamo a metterci nei suoi panni.
Ora facciamo un'ipotesi. Tu sei Dio (lasciamo da parte gli altri dèi superdotati con i loro universi tutti latte e miele dove se una è appena un po' meno bella di Claudia Schiffer, subito la rimandano alla ditta produttrice per un lifting totale), diciamo che tu sei l'unico Dio. Te ne stai lì nel nulla eterno a contemplare il niente. Passa un miliardo di anni, ne passano 10 milioni di miliardi, e un mattino ti viene in mente che potresti creare l'universo. Ci pensi un po' sopra e subito ti rendi conto che è una cazzata mostruosa. Non riusciresti mai a fare una cosa perfetta. Ci sarebbero un'ecatombe di big-bang, galassie in fiamme, eruzioni vulcaniche, un frastuono insopportabile e una puzza d'inferno per fantastilioni di millenni. E poi la vita: esseri puzzolenti che si divorano l'un l'altro in maniera ossessiva.
Organismi unicellulari che divorano proteine, vegetali che maciullano sali minerali, virus a caccia di cellule, batteri contro batteri, erbivori che fanno strage di tenere foglioline indifese, carnivori che inghiottono i vegetariani, bestie vomitevoli che si slappano cadaveri putrefatti, schiere di creature che si nutrono felici di megatonnellate di merda. Un vero schifo. Così tu, che sei il nostro Dio, decidi di lasciar perdere, di non insozzare lo spazio infinito (che poi tocca a te pulire sennò la mamma ti fa il sedere a strisce).
Così passano altri supertrilioni di eoni e tu te ne stai lì a contemplare il nulla. Ma sapete com'è... nel niente non c'è un granché. Così ti viene la tentazione, una cosa irrefrenabile: vedere cosa succederebbe se tu facessi il creato.
Una specie di febbre creativa. E ti dici: «Perché no? In fondo qualche cosa è meglio di niente. E poi magari potrebbe crescereŠmigliorare col tempo. Potrebbero svilupparsi creature sempre nuove e sempre migliori. Potrebbero anch'esse contribuire a migliorare il tutto. Forse alla fine viene pure fuori un essere intelligente che magari ha dei desideri, dei sogniŠe quest'essere, nei suoi pensieri, potrà creare un mondo ancora migliore, perfetto, e così la creazione continuerà a svilupparsi, a crescere, a progredire. Alla fine potrebbe non fare poi del tutto schifoŠ»
Ecco, dimmi, sinceramente, se tu fossi Dio, alla fine non rischieresti anche tu di fare un gran casino pur di far succedere qualche cosa?

Stupidi come esseri intelligenti
Se cerchiamo di trovare un senso positivo all'esistenza umana ci scontriamo subito con enormi difficoltà. è un problema troppo complesso, troppo vasto, il nostro cervello non riesce a visualizzarlo. Ci coglie un senso di vertigine.
La nostra mente è molto limitata. Basta un niente per mandarci in confusione e i pensieri cosmici ci fanno venire il mal di testa. Già dobbiamo affrontare gravi problemi emotivi per capire come funziona una segreteria telefonica, figuriamoci il resto. In effetti l'essere umano è di una stupidità gigantesca.
E non dirmi che questo non vale anche per te. Ti sarà di certo capitato di cercare le chiavi di casa in tasca e non trovarle. Poi rifrughi e le trovi. E prima dove credevi fossero andate? Erano uscite un attimo a fare pipì? No, erano lì, solo che il tuo cervello era momentaneamente in stato disfunzionante e non ha ricevuto dalla mano la sensazione delle chiavi. Quindi non si è accorto che c'erano. Se questa non è stupidità totale cos'è? Il fatto di possedere una sfolgorante coscienza di noi stessi, unita alla possibilità di guardare il Festival di Sanremo alla televisione, non è una prova del fatto che siamo intelligenti.
Tutta la storia dell'umanità si è sviluppata a partire da decisioni e azioni che sprizzano stupidità da tutti i pori. Da migliaia di anni piangiamo sulle nostre cazzate, paghiamo sonoramente errori madornali e, ciononostante, continuiamo a sputare sentenze su tutto e su tutti. Siamo incapaci di porre un freno alla nostra arroganza e presunzione. Questo vale per il semplice disoccupato napoletano come per il grande accademico di New York. Basti pensare che si è dovuto aspettare dai cinque ai sessant'anni perché centoventi scoperte della medicina moderna venissero capite dai baroni della medicina. E non erano scoperte tipo una crema per depilarsi le chiappe incendiandosele. Era roba fondamentaleŠ ad esempio lo scopritore della penicillina è diventato matto per anni prima che i grandi accademici capissero che cosa avesse inventato. Per non parlare di molti best-sellers di questo secolo, inizialmente bocciati, da editori illustri, perché giudicati orribili, insulsi, privi di possibilità di successo.
E se è vero che la protervia e la crudeltà dei potenti hanno da sempre ammorbato il mondo, bisogna ammettere che però i potenti sono stati facilitati dalla stupidità degli oppressi. È incredibile che fino all'altro ieri i sudditi credessero veramente che gli imperatori li nominava direttamente Dio. Assurdo che i sottoproletari della Garbatella votino Berlusconi convinti che lui regalerà anche a loro una vita da Beverly-Hills. Se rileggiamo l'umana esperienza terrena, alla luce della potenza della nostra stupidità, tutto il quadro dell'esistenza assume una prospettiva diversa.
Forse la nostra vita è così insopportabile non a causa della crudeltà divina ma perché noi siamo così fessi, ma così fessi, che non ci accorgiamo di come l'universo funziona e del modo per godere delle sue infinite delizie.
Una bottiglia piena di vino sublime è veramente buona e inebriante soltanto dopo che avete trovato un cavaturaccioli e avete capito come usarlo correttamente. Se, invece di aprire la bottiglia la usate per percuotervi la testa, ottenete sì di ottundervi la mente, ma poi non vi resta quel retrogusto che il buon vino, se bevuto, lascia nel palato e nel cervello.


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