L'UNIVERSO
CE L'HA CON TE
A
volte appare lampante che ti vogliono triturare le palle dentro
il macinacaffè. E questo senza che tu abbia qualche colpa.
È andata così e non c'è niente da fare. Invece
ci sono dei carognoni, cattivi, falsi e vigliacchi, che gli va tutto
a gonfie vele. Uno schifo.
Tu dici: «Ma guarda, quel figlio di uno sciacallo sifilitico,
ladro, iena e senza cuore gli va tutto liscio e si scopa pure quel
gran pezzo dell'Ubalda, tutta nuda e tutta calda. Ma (grandissimo
scaracchio d'asino!), perché io soffro le pene dell'inferno,
anche se aiuto i sordi ad attraversare la strada, e quello stronzo
marcio immorale più strappa le ali alle mosche e le bruciacchia
con la fiamma ossidrica e più fa tredici al totocalcio?»
Ma allora ditelo che l'universo, la natura, Dio, l'energia cosmica,
Buddha, Visnù e tutti i profeti hanno fatto una holding monopolistica,
all'unico sacrosanto scopo di sfondarmi i timpani, frullarmi gli
intestini, fottermi i giorni di vacanza, fondermi qualunque elettrodomestico
io compri e fracassarmi qualsivoglia rapporto umano. E, per giunta,
foraggiano con ogni sorta di delizia, bonus e godimento, qualunque
ebefrenico deficente, alito-leso che gli venga in mente di venire
ad ammorbarmi col suo fiato mefitico, allo scopo di tradirmi, imbrogliarmi,
raggirarmi o comunque recarmi danno, schifo, ribrezzo e noia.
E vaffanculo allora! Ma possibile che Dio, con tutto quel cazzo
che avrebbe da fare, in tutte 'ste moccolose galassie in fiamme,
piene di ogni sorta di putridume, abbia da perdere tutto 'sto tempo
con me che conto meno di una merda di gatto?
No, in effetti Manitù, Odino, il Tao e Kalì non ti
si filano proprio. Hai voglia prima che si accorgano che nella quattromillesima
galassia a destra, nel tremilaottocentesimo sistema solare a sinistra,
sul terzo pianeta, abita uno di quei 5 miliardi di relitti umani
che quotidianamente annaspano, soffrono, odiano, ansimano, copulano
e fanno cazzate mostruose una dietro l'altra, comunque convinti
che l'universo ce l'abbia con loro, a prescindere da quanti chilotoni
di oro, fortuna e amanti possano godere.
Perciò rilassati. Non sei tu il bersaglio preferito della
sfiga cosmica. È un problema razziale. È la razza
umana nel suo complesso che il creato vuole maltrattare. Cioè,
come si dice: mal comune mezzo gaudio.
Starai male. Tanto male
Si nasce, si muore. Già questo basterebbe per diventare bestemmiatori
professionisti. Ma, come se non fosse sufficiente, tra la nascita
e la morte siamo esposti a una quantità esagerata di disastri.
Non basterebbe tutto questo libro per elencare le malattie che sono
in grado di renderci la vita più insopportabile di un pomeriggio
passato da soli, in casa, con venti marines che ti picchiano, e
neanche la consolazione di un film comico in televisione.
Trecento milioni di razze diverse di virus, batteri, funghi, e amebe
non sono sembrati, al buon Dio, sufficienti per provocarci dei dolori
abbastanza spasmodici. Quindi ha inventato gli incidenti.
Passiamo l'infanzia a sbucciarci i ginocchi cascando per terra e,
quando finalmente siamo in grado di camminare, scopriamo che questa
libertà di movimento ci apre sconfinati orizzonti traumatici
e infinite possibilità di procurarci dolore.
Caviglie storte, stipiti, spigoli, dita maciullate in porte, portiere
e cassetti, frontali con auto lanciate ad alta velocità,
camion, trattori e caterpillar, ponti che ci crollano sotto i piedi,
palazzi che ci franano in testa, bombe sui treni, aerei che precipitano,
navi che affondano, teppisti, scippatori, maniaci, presse, trance,
lame e scale che spariscono all'improvviso lasciandoci lì
a precipitare. Per non parlare di proiettili vaganti, pulizie etniche
e guerre patriottiche. Un macello.
Nei momenti di quiete sono invece le persone che amiamo che si occupano
di trapassarci il cuore senza neanche l'anestesia. Se poi non succede
niente di niente cadiamo in uno stato depressivo e la noia ci strangola
lentamente.
La domenica, poi, qualcuno che amiamo muore o inizia a soffrire
in maniera straziante. Oppure siamo colpiti a tradimento dalle immagini
del telegiornale che indugiano sadicamente sui corpi scheletrici
dei bambini africani uccisi dalla fame o da quelli italiani massacrati
dal mostro di Foligno. Non c'è via di scampo. La vita è
una merda. Suicidarsi subito è saggio, onesto e lungimirante.
Peccato che non abbiate i coglioni per farlo.
Perchè
Dio ti odia
(brutto mostro che non sei altro!)
C'è una ragione che spiega perché l'universo ci maltratta
così? Certo che c'è. E bella chiara. Almeno su questo
cristiani, musulmani, induisti e buddisti sono d'accordo, anche
se con piccole differenze.
Cristiani e musulmani dicono che Dio aveva creato Adamo ed Eva e
gli aveva dato il paradiso ma quelle due teste di cavolo marcio
hanno disubbidito all'ordine di non mangiarsi le mele. Allora Dio
s'è incazzato a livello divino e ha programmato di mettere
a tortura i loro figli e i figli dei loro figli per i successivi
20 milioni di anni (vincendo così il premio "Cuore d'oro"
1967). E ringraziate che Dio è Amore Infinito, che se era
uno stronzo qualunque le pulci e le piattole le faceva nascere alte
2 metri e con un lanciafiamme laser incorporato. Induisti e buddisti
invece credono che l'esistenza della vita sia una cazzata madornale
dovuta a una serie di qui pro quo galattici e che lo scopo ultimo
delle brave persone sia l'eliminazione totale di qualunque forma
vivente. Interrompendo finalmente il ciclo delle morti e delle rinascite
l'universo potrà tornare a essere un'allegra palla incandescente
di pura energia non più ammorbata da noi cacchine puzzolenti.
Buddisti e induisti rincarano poi la dose sostenendo che, in questo
panorama di orribile esistenza, ogni disgrazia che ti capita è
causata dalle carognate che hai commesso nelle tue vite precedenti.
Cioè: già vivendo si commette un crimine federale,
perché l'esistenza della vita è una sozzuria che produce
solo escrementi e attira una mega iattura cosmica, in più
ogni cazzata che fai in questa vita comunque la pagherai in quella
successiva. Tanto che il massimo per un uomo pio è sedersi
sotto un albero, smettere di mangiare, scopare, lavorare e fare
qualunque cosa, limitandosi a dire a tutti quelli che passano di
lì che devono fare altrettanto.
Bene, calcolando che queste quattro religioni sono seguite dalla
maggioranza del genere umano, risulta chiaro che la nostra razza
ha capito che Dio ci picchia, che ha un motivo per picchiarci e
che ha pure ragione a farlo. Inspiegabilmente gli umani continuano
a lamentarsi istericamente quando passeggiando perdono le gambe,
calpestando una mina anti uomo di fabbricazione italiana. Volendo
essere sinceri come un bimbo alla prima comunione, dobbiamo ammettere
che c'è un'élite religiosa che vede le cose in modo
più elastico.
Secondo questa minoranza istruita, l'origine del dolore starebbe
nel fatto che l'umanità è diventata cosciente. Infatti
la mela non era un vegetale qualsiasi ma il frutto dell'albero della
conoscenza. Cioè l'umanità soffre perché seguendo
un disegno celeste, si è evoluta diventando intelligente.
Le
bestie se la spassano?
La questione della coscienza è centrale. Ci sono fantastiliardi
di organismi unicellulari, batteri, virus, amebe, licheni, muffe
e insetti che non sono provvisti di ricettori del dolore. Cioè
quando li stritoli non provano assolutamente nulla (o quanto meno
non sentono un vero e proprio dolore, al massimo un leggero disappunto).
Gli animali superiori sentono il piacere e il dolore ma non ne sono
coscienti. Quindi la loro capacità di soffrire è limitata
dal fatto che non possono rimuginare sulle loro disgrazie né
torturarsi immaginando tutto il dolore che nel futuro dovranno sopportare.
Inoltre tutte le creature hanno a disposizione un perfetto sistema
che gli permette di andare in tilt ogni volta che la vita
diventa troppo dura. Se avete visto un topo mangiato da un gatto,
o una gazzella sbranata da un ghepardo, avrete notato che durante
la fuga entrano in uno stato parossistico nel quale tutte le energie
sono concentrate nel tentativo di evitare di essere presi. Ma quando
un animale viene addentato irrimediabilmente, è colto da
uno stato di paralisi simile alla trance.
Il corpo si irrigidisce, l'emozione travolge tutto l'essere, paralizzandolo,
e la creatura, seppur ancora viva cade in uno stato catatonico o
sviene. Non c'è coscienza del dolore. Vi sarà forse
capitato di subire un'aggressione. Generalmente nella fase della
lotta la vostra mente è unicamente focalizzata sulla possibilità
di mettersi in salvo, ma se soccombete e iniziano a colpirvi selvaggiamente,
perdete ogni contatto con la realtà.
Quando ti picchiano non senti dolore. Il dolore comincia dopo un
po' che hanno smesso di percuoterti. Mentre ti percuotono, al massimo,
senti un dolore psicologico, non dovuto a quel che ti fanno fisicamente
ma all'orrore che ciò provoca nella tua coscienza.
In effetti nell'umano, a volte, questo meccanismo di autodifesa
si inceppa. La coscienza può essere troppo forte e riuscire
a resistere alle emozioni. Cioè non si riesce a staccare
la testa di fronte al pericolo e si percepisce così il dolore
fisico ingigantito perdipiù dal dolore psicologico. In questo
caso farsi camminare sopra dai carri armati dell'Armata Rossa cinese,
in piazza Tien An Men, diventa un'esperienza dolorosissima.
Dal
letame nascono i fiori
Il fatto che solo l'umanità abbia un'illimitata capacità
di soffrire, mentre piante e animali svengono subito, ci può
far pensare che la cattiveria divina in fondo abbia un limite.
L'odio di Dio è selettivo in maniera particolare. Dio odia
gli esseri umani. Salta all'occhio che quest'avversione è
collegata al fatto che noi bipedi evoluti abbiamo la coscienza,
i pensieri, la memoria, i sensi di colpa e le fobie ossessive-paranoico-schizoidi-depressive.
Già i greci sospettavano che fosse una questione di gelosia.
Dio è imbestialito perché voleva essere il solo ad
avere una mente acuta e creativa. Infatti Giove perse il self-control
quando Prometeo rubò agli Dei il fuoco e insegnò all'umanità
come usarlo. Prometeo fu incatenato sul Caucaso e uno stormo di
aquile fu incaricato di divorargli il fegato. Colmo della sfiga
ogni notte l'organo divorato gli ricresceva, così all'alba
i fottuti rapaci potevano ricominciare.
Pure la storia di Pandora è illuminate. Giove, in un momento
di bontà rinchiude tutti i vizi e tutte le malattie del mondo
in un vaso sigillato e lo affida a Pandora. Questa disgraziata,
invece di seppellirlo in fondo a una voragine, vuole vedere cosa
c'è dentro. Lo apre e tutto il marcio viene fuori e ammorba
il mondo.
Ora, pensare di vivere con un Dio geloso, iroso, punitivo e vendicativo
è veramente una cosa angosciante. Anche perché il
creatore ha i superpoteri e se gli girano i Santissimi può
pure cambiare le carte in tavola e trasformare un'innocua cornetta
del telefono in un mostro mordace e carnivoro che ti azzanna l'orecchio
e poi se lo mastica con voluttà emettendo gridolini e tu...
tu... disarticolati.
Vivere così, senza garanzie, nell'incertezza e nella paura
di essere improvvisamente aggrediti da un qualunque apriscatole,
è inaccettabile. Vivere solo per dilettare il sadismo divino
è un'umiliazione indegna di un essere umano. Se avete un
minimo di dignità dovete assolutamente suicidarvi subito.
è l'unica cosa che lo fa veramente incazzare. Ma visto che,
come ho già detto, siamo un branco di pusillanimi, non ci
resta che un'altra, unica, possibilità. Vedere le cose da
un diverso punto di vista. E se Dio non fosse veramente cattivo
ma solo un po' limitato? Magari il mondo è così perché
Lui, poverino, non aveva i mezzi per farlo meglio... Non tutte le
ciambelle riescono col buco. Bhe, noi viviamo in una ciambella senza
buco.
Magari il Nostro Creatore è il più sfigato nell'esclusivo
Club delle Divinità. Da qualche parte esistono Dèi
veramente onnipotenti che hanno creato mondi dove tutti nascono
già con la Ferrari in dotazione, i denti non si cariano mai,
e tutte le ragazze hanno tette inverosimili che non si afflosciano
neppure dopo 1000 anni. E anche i piselli sono diversi. Vivono costantemente
in posizione acceso. L'unico inconveniente è che hanno gravi
difficoltà a centrare il water quando fanno pipì.
Hanno il getto parabolico. Ma non è un gran danno, fanno
dei water grandi come vasche da bagno così gli uomini riescono
a centrarli.
Bhe... ci è andata male, ci siamo beccati la mela bacata.
Invece di fare sempre i lamentosi, dovremmo provare un minimo di
solidarietà di squadra per il nostro povero Dio. Credete
che lui non soffra quando va ai party divini e tutti lo prendono
in giro perché sul suo unico pianeta abitato è scoppiata
l'Aids e pure a lui sono venuti i brufoli?
Un dio sfigato
Prima di tranciare giudizi facili su Dio, proviamo a metterci nei
suoi panni.
Ora facciamo un'ipotesi. Tu sei Dio (lasciamo da parte gli altri
dèi superdotati con i loro universi tutti latte e miele dove
se una è appena un po' meno bella di Claudia Schiffer, subito
la rimandano alla ditta produttrice per un lifting totale), diciamo
che tu sei l'unico Dio. Te ne stai lì nel nulla eterno a
contemplare il niente. Passa un miliardo di anni, ne passano 10
milioni di miliardi, e un mattino ti viene in mente che potresti
creare l'universo. Ci pensi un po' sopra e subito ti rendi conto
che è una cazzata mostruosa. Non riusciresti mai a fare una
cosa perfetta. Ci sarebbero un'ecatombe di big-bang, galassie in
fiamme, eruzioni vulcaniche, un frastuono insopportabile e una puzza
d'inferno per fantastilioni di millenni. E poi la vita: esseri puzzolenti
che si divorano l'un l'altro in maniera ossessiva.
Organismi unicellulari che divorano proteine, vegetali che maciullano
sali minerali, virus a caccia di cellule, batteri contro batteri,
erbivori che fanno strage di tenere foglioline indifese, carnivori
che inghiottono i vegetariani, bestie vomitevoli che si slappano
cadaveri putrefatti, schiere di creature che si nutrono felici di
megatonnellate di merda. Un vero schifo. Così tu, che sei
il nostro Dio, decidi di lasciar perdere, di non insozzare lo spazio
infinito (che poi tocca a te pulire sennò la mamma ti fa
il sedere a strisce).
Così passano altri supertrilioni di eoni e tu te ne stai
lì a contemplare il nulla. Ma sapete com'è... nel
niente non c'è un granché. Così ti viene la
tentazione, una cosa irrefrenabile: vedere cosa succederebbe se
tu facessi il creato.
Una specie di febbre creativa. E ti dici: «Perché no?
In fondo qualche cosa è meglio di niente. E poi magari potrebbe
crescereŠmigliorare col tempo. Potrebbero svilupparsi creature sempre
nuove e sempre migliori. Potrebbero anch'esse contribuire a migliorare
il tutto. Forse alla fine viene pure fuori un essere intelligente
che magari ha dei desideri, dei sogniŠe quest'essere, nei suoi pensieri,
potrà creare un mondo ancora migliore, perfetto, e così
la creazione continuerà a svilupparsi, a crescere, a progredire.
Alla fine potrebbe non fare poi del tutto schifoŠ»
Ecco, dimmi, sinceramente, se tu fossi Dio, alla fine non rischieresti
anche tu di fare un gran casino pur di far succedere qualche cosa?
Stupidi
come esseri intelligenti
Se cerchiamo di trovare un senso positivo all'esistenza umana ci
scontriamo subito con enormi difficoltà. è un problema
troppo complesso, troppo vasto, il nostro cervello non riesce a
visualizzarlo. Ci coglie un senso di vertigine.
La nostra mente è molto limitata. Basta un niente per mandarci
in confusione e i pensieri cosmici ci fanno venire il mal di testa.
Già dobbiamo affrontare gravi problemi emotivi per capire
come funziona una segreteria telefonica, figuriamoci il resto. In
effetti l'essere umano è di una stupidità gigantesca.
E non dirmi che questo non vale anche per te. Ti sarà di
certo capitato di cercare le chiavi di casa in tasca e non trovarle.
Poi rifrughi e le trovi. E prima dove credevi fossero andate? Erano
uscite un attimo a fare pipì? No, erano lì, solo che
il tuo cervello era momentaneamente in stato disfunzionante e non
ha ricevuto dalla mano la sensazione delle chiavi. Quindi non si
è accorto che c'erano. Se questa non è stupidità
totale cos'è? Il fatto di possedere una sfolgorante coscienza
di noi stessi, unita alla possibilità di guardare il Festival
di Sanremo alla televisione, non è una prova del fatto che
siamo intelligenti.
Tutta la storia dell'umanità si è sviluppata a partire
da decisioni e azioni che sprizzano stupidità da tutti i
pori. Da migliaia di anni piangiamo sulle nostre cazzate, paghiamo
sonoramente errori madornali e, ciononostante, continuiamo a sputare
sentenze su tutto e su tutti. Siamo incapaci di porre un freno alla
nostra arroganza e presunzione. Questo vale per il semplice disoccupato
napoletano come per il grande accademico di New York. Basti pensare
che si è dovuto aspettare dai cinque ai sessant'anni perché
centoventi scoperte della medicina moderna venissero capite dai
baroni della medicina. E non erano scoperte tipo una crema per depilarsi
le chiappe incendiandosele. Era roba fondamentaleŠ ad esempio lo
scopritore della penicillina è diventato matto per anni prima
che i grandi accademici capissero che cosa avesse inventato. Per
non parlare di molti best-sellers di questo secolo, inizialmente
bocciati, da editori illustri, perché giudicati orribili,
insulsi, privi di possibilità di successo.
E se è vero che la protervia e la crudeltà dei potenti
hanno da sempre ammorbato il mondo, bisogna ammettere che però
i potenti sono stati facilitati dalla stupidità degli oppressi.
È incredibile che fino all'altro ieri i sudditi credessero
veramente che gli imperatori li nominava direttamente Dio. Assurdo
che i sottoproletari della Garbatella votino Berlusconi convinti
che lui regalerà anche a loro una vita da Beverly-Hills.
Se rileggiamo l'umana esperienza terrena, alla luce della potenza
della nostra stupidità, tutto il quadro dell'esistenza assume
una prospettiva diversa.
Forse la nostra vita è così insopportabile non a causa
della crudeltà divina ma perché noi siamo così
fessi, ma così fessi, che non ci accorgiamo di come l'universo
funziona e del modo per godere delle sue infinite delizie.
Una bottiglia piena di vino sublime è veramente buona e inebriante
soltanto dopo che avete trovato un cavaturaccioli e avete capito
come usarlo correttamente. Se, invece di aprire la bottiglia la
usate per percuotervi la testa, ottenete sì di ottundervi
la mente, ma poi non vi resta quel retrogusto che il buon vino,
se bevuto, lascia nel palato e nel cervello.
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