COME
FARE IL BUDDISMO
SENZA FARSI MALE
Manuale di illuminazione zen ad uso dei viandanti
Continua
da pag.1
BUDDHA
ERA UN PAZZO SCATENATO?
Negli Udana
si racconta che c'era presso la città di Savatti un bramino
"errante". Sua moglie stava per partorire e gli chiese
di procurarle un po' d'olio, al fine di ungersi la pisella per rendere
più facile la nascita. Il religioso non aveva denaro, però
sapeva che un certo principe dava pane e olio a volontà a
tutti i bramini a patto che lo consumassero presso di lui.
Egli si recò dal principe e si tracannò litri di olio
pensando di vomitarlo poi una volta giunto a casa, e darlo così
a sua moglie per il parto. Così fece, ma giunto a casa non
riuscì a vomitare e fu preso da dolori mostruosi.
Il Buddha passava di lì e, vedendo questo "errante"
che si contorceva davanti alla sua povera capanna, disse ai suoi
discepoli: "Guardate quest'uomo, ha voluto avere troppo e ora
ha solo mal di pancia".
In un'altra occasione la moglie di un suo discepolo, che l'aveva
abbandonata per diventare monaco, si trovò a non avere più
nulla da mangiare né per se né per il piccolo figlio.
Si recò dal monaco con la loro creatura, e lo trovò
seduto sotto un albero che faceva meditazione. Gli disse che era
disperata, ma l'uomo non la degnò neppure di uno sguardo.
Allora depose il pargolo ai suoi piedi e se ne andò. Il bimbetto
si mise a piangere ma il padre non mosse un dito.
Dopo un po' la madre, sentendo le urla del piccino, tornò
indietro, riprese il figlio e se ne andò senza che il marito
smettesse di meditare. Il Buddha, vedendo tutto ciò, disse:
"Bravo! Non si è fatto distrarre da questioni terrene!".
Il Buddha era un tipo così. Duro e spietato, senza mai un
solo gesto di pietà verso chi soffre. Per fortuna questa
è solo una faccia del buddismo, quella dei testi sacri. Dopo
Shakyamuni ci sono stati centinaia di altri Buddha che si sono comportati
un po' meglio. Questo fatto è molto contraddittorio e permette
di interpretare e rivedere il senso degli insegnamenti del Maestro.
In effetti si può essere buddisti in decine di maniere diverse
a seconda di quali testi si riconoscano veri e giusti e di quali
si diffidi considerandoli dei falsi apocrifi. Ci sono maestri che
negano le affermazioni ufficiali di Shakyamuni, altri che sostengono
che lui disse quel che disse solo perché parlava con degli
ignoranti che non erano in grado di capire nient'altro.
Così si tramanda che un allievo chiese al Buddha: "Maestro,
veramente io mi reincarnerò in un'altra creatura?" E
lui rispose: "Ti ho detto che tutto è illusione. Come
puoi pensare che tu che non esisti ti reincarnerai in un'altra creatura
che non esiste per vivere di nuovo una vita che non esiste in un
mondo che non esiste?".
Altri sostengono che il Buddha, in punto di morte abbia detto: "Vi
ho detto solo quello che volevate sentire". Così, mentre
la regola fondamentale per chi vuole raggiungere l'illuminazione
è non fare sesso e non occuparsi delle ricchezze terrene
vi furono grandi maestri che si sposarono, ebbero figli e gestirono
imprese commerciali.
Uno di questo era Marpa uno dei massimi patriarchi del buddismo
tibetano, uno dei principali guru della successione Kagyü,
allievo come Milarepa del maestro indiano Naropa. Ebbe sette figli
e gestì per tutta la vita una fiorente azienda agricola con
decine di lavoranti. Un giorno uno dei suoi figli morì. Un
suo allievo, vedendolo disperato gli chiese: "Se tutto è
illusione perché soffri?"
Lui rispose: "Tutto è illusione ma questa è una
super-illusione". (Va oltre ogni illusione).
Ugualmente ci furono maestri che si opposero alle gerarchie ecclesiastiche.
Si narra ad esempio che Drugpa Kunlegs (alias Drugpa Legpa), meglio
conosciuto come lo Yoji pazzo, si trovasse in una regione del Tibet
colpita da una tremenda siccità. Tutti i più grandi
Lama si erano radunati per fare riti e recitare mantra allo scopo
di far piovere. Però non pioveva.
Arrivò allora Drugpa, raggiunse il centro della cerimonia,
si mise a testa in giù con le gambe incrociate e sparò
una tremenda scorreggia. Subito il cielo si riempì di nubi
e iniziò a diluviare. Allora Drugpa dichiarò, rivolto
ai grandi sacerdoti: "Vale più una mia scorreggia di
tutti i vostri mantra".
Anche sul sesso le idee sono molto divergenti. C'è ad esempio
la storiella della bellissima monaca che vive insieme ad altri monaci.
Uno di questi le scrive una lettera d'amore chiedendole un appuntamento
clandestino. Lei durante la preghiera comune legge pubblicamente
questa lettera e poi dice al monaco: "Se mi ami vieni qui e
amami ora, l'amore non deve essere nascosto!".
C'è poi la storia di un'anziana donna che da anni manteneva
un monaco. Gli aveva perfino fatto costruire una capanna sulla sua
terra. Un giorno elle volle mettere alla prova lo zen di questo
suo protetto. Gli mandò quindi una giovane e bella fanciulla
di facili costumi con l'incarico di sedurlo. Ma il monaco restò
indifferenze dicendo cose tipo "la tua carne è apparenza,
io vedo solo il tronco scarno di albero morto".
Quando la ragazza riferì l'accaduto, la vecchia andò
su tute le furie: "Che maleducato insensibile! Come si fa a
offendere così una bella ragazza! Se è tutto apparenza
avrebbe dovuto amarti almeno per cortesia!". Così cacciò
il monaco e incendiò la sua capanna.
Si potrebbe dire che nel buddismo vi sono due tendenze. Una, maggioritaria,
sostiene che i piaceri terreni sono la causa della sofferenza e
della paura della morte, quindi bisogna rinunciare a qualsiasi piacere.
L'altra tendenza sostiene che l'attaccamento ai piaceri terreni
è la causa del dolore e non il piacere in sé.
Quindi non c'è alcun male a far sesso, mangiare bene, amare
la musica o i letti comodi. Il problema è non volere una
donna tutta per sé, non essere possessivi, imparare a rinunciare
alle cose e alle persone quando queste prendono altre vie. Accettare
il buono quando viene e goderne, non lagnarsi quando ciò
che amiamo ci abbandona.
è una distinzione di concetti molto sottile, forse troppo
perché potesse essere colta 2600 anni fa, ai tempi di Buddha,
quindi non sapremo mai come la pensava veramente lui. Comunque io
credo che lui fosse proprio radicalmente contrario al piacere. L'idea
che gioire possa essere un bene è un concetto moderno.
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